giovedì 14 giugno 2012

La chiamavamo Linda. Forse era il suo vero nome. Chissà. Capelli alla maschietta, carattere forte e ruvido, femminilità in azione solo rare volte e solo in presenza di amiche. Ma si innamorò segretamente del più barbaro del gruppo, che per sentirsi uomo la maltrattava e la respingeva. Finché il giovane barbaro spese una parola di troppo - forse addirittura inavvertitamente - e la piantò. Lei ci rimase malissimo, pianse per una settimana (lo scoprimmo per caso dalla madre), e poi se ne fece una ragione e tornò sulla scena: aveva imparato il cinismo. Un giorno, non so come, delle bambine viziate la umiliarono. Brutto segno quando pensi che l'età maggiorenne ti renda inattaccabile dalle bambinate, e scopri che non è così. La trovai sulla piazzetta, in lacrime. Ricordo ancora quelle lacrime sfiorate dal sole, sarà stato giugno inoltrato. Era una delle rare volte che lasciava trasparire un sentimento che non fosse la rabbia. Non ho idea di cosa le avessero detto le perfide bimbette: ricordo solo che lì, alle quattro del pomeriggio, nella piazzetta deserta col solo rumore di qualche auto che passava di tanto in tanto, lei era lì a mendicare una spalla (metaforica) su cui piangere. Tentai di consolarla - fu una pessima idea ma involontariamente trovai le parole adatte per lei e le sputai fuori trecento al minuto. Non so come toccai il tasto giusto, io che non ci sapevo fare con le donne, io che non sapevo trattare il dolore (né quello sincero, né quello simulato, né quello d'abitudine), riuscii a fermare quelle lacrime prima che le attraversassero le guance. Ebbi la prontezza di riflessi di guardare altrove, più per timidezza che per cavalleria. Lei si asciugò le lacrime e andò via. E fu l'ultima volta che potei parlarle. Prima la vedevo tutti i fine settimana, ogni sabato e ogni domenica. Poi sparì dalla mia vita e non ebbi più notizie di lei. Da qualche giorno sono di nuovo su Facebook a spazzolare accuratamente tutti i vecchi contatti, e l'ho ritrovata. I lineamenti sono i suoi, ma è invecchiata molto, moltissimo, come se si fosse sposata e avesse avuto vari figli. I capelli sono quelli alla maschietta. Lavora in un gruppo di “animazione”, una di quelle stupidissime cose moderne per cui paghi perché qualcuno ti distragga con delle idiozie. Ha ancora quello sguardo ruvido e cinico. Sarei curioso di leggere nel suo diario segreto per capire cosa passò con quella delusione d'amore di cui oggi magari ha solo un remoto e confuso ricordo.