venerdì 12 agosto 2011

Finalmente cominciano le ferie (queste ultime ore sono solo di attesa speranzosa e rilassata). Tornerò alla fine di agosto.

giovedì 11 agosto 2011

Quando si approssimano ai quaranta, le donne cominciano a temere per il loro orologio biologico. Sarebbe come quando sei in autostrada a centodieci chilometri orari e ti preoccupi che la spia della riserva, accesa da tanto tempo, ti stia consumando elettricità dalla batteria. Ti preoccupi cioè di un fattore secondario, che diventa importante solo perché hai sprecato la tua vita facendoti ingannare da uomini che avresti dovuto respingere con fermezza e che invece hai tollerato, accolto, addirittura amato. Un uomo che non sa amare una donna non merita neppure uno sguardo. Questa società si sta estinguendo perché le donne non selezionano più gli uomini, ma li prendono con leggerezza, così come capitano. Se le donne scegliessero solo uomini seri, gli altri pur di ammogliarsi gareggerebbero nel diventare seri a loro volta. E le donne non avrebbero preoccupazioni imbecilli come l'orologio biologico che avanza tic-tac-tic-tac a grandi passi verso la menopausa.

mercoledì 10 agosto 2011

Cerco di non pensare al mare, alla montagna, alle vacanze all'estero, ai villaggi turistici, ai resort, alle mode estive. Non posso permettermi altra vacanza che un po' di sano riposo casalingo. Ogni centesimo risparmiato è una speranza in più di sopravvivenza domani.
Non ne posso più di questa umidità, questa calura, di questo stress. Agosto non è un mese adatto a lavorare. Due settimane di ferie, quando ce ne vorrebbero ventidue, e ancora non cominciano. Non ne posso più.

martedì 9 agosto 2011

Le due amiche si consigliavano fra loro. La prima, per non sentirsi dire che è ingenua, diceva che la carne è debole, diceva che è impossibile resistere alle tentazioni. Cioè tentava di dire che se un uomo la rivolta come un calzino lei non si sentirebbe assolutamente colpevole. La seconda faceva la morale e ripeteva continuamente divieti: non devi, non puoi, non dovresti, non dovrai. Ma qualcosa mi dice che era della stessa pasta: anche lei non aveva il coraggio di resistere all'uomo che ha deliberatamente stabilito essere suo fidanzato. Vorrà mica perdere il fidanzato per qualche “no” di troppo? Le donne oggi sono schiave di una mentalità ottusamente maschilista, mentalità abilissimamente nascosta nelle pieghe della lingua italiana. Non importa chi sia cacciatore e chi preda: importerebbe, in una società normale, che un uomo o una donna siano liberi di porre al proprio partner precisi limiti e precise condizioni perché la propria dignità sia rispettata. Gli uomini ci riescono (fin troppo). Le donne non ci riescono più. La rivoluzione sessuale (“il sesso è mio e lo gestisco io”) ha finito per trasformare le donne in schiave (“il sesso non è più mio e me lo gestisce lui”).

lunedì 8 agosto 2011

In quel vecchio film lo stupido giovanotto complice della rapina se la cava con una pacca sulla spalla. Ma non è un errore perdonato, è solo un aggiustamento di comodo della giustizia. La giustizia non sa perdonare. Molto spesso non sa neanche punire. Nei film la giustizia è sempre la vendicatrice dei protagonisti. Normalmente non viene neppure rappresentata: i film d'azione finiscono sempre col cattivo che muore nel peggior modo possibile oppure viene affidato alla giustizia, che comincerà il processo ben dopo i titoli di coda. Ci viene insomma insegnato che la giustizia è una macchina mortale e disumana, ma in ci viene detto in maniera tale che non ci offendiamo, ci viene detto in modo tale che ci sembra uno strumento di cui tutti potrebbero fidarsi.

venerdì 5 agosto 2011

Mai come in questo periodo le donne sembrano considerarsi giocattoli a disposizione di clienti, uomini che possono pagare il cartellino del prezzo che loro stesse decidono arbitrariamente ogni momento. Che tristezza.

giovedì 4 agosto 2011

Alcuni già sono partiti per le ferie. A me tocca come al solito aspettare quel fatidico venerdì 12. Anche quest'anno non so cosa fare nei giorni di ferie. Qualsiasi cosa farò, sarà la più economica possibile, quella che richiede la minor spesa, perché il primo problema è sempre lo stesso: soldi, sussistenza, un tetto, un lavoro.

mercoledì 3 agosto 2011

Sarà il caldo dell'estate, sarà la faciloneria, ma la giovane commessa si ritrova incinta e il padre dell'innocuo nascituro è uno svaccato squattrinato che vorrebbe darsi alla fuga ma non riesce a scappare perché è ancora troppo comodamente attaccato alla gonnella di sua madre. Ognuno di noi (io stesso, tu stesso) potrebbe essere nato per un “incidente” come questo (“eppure avevano preso tutte le precauzioni!”) ed aver avuto la fortuna di essere lasciati nascere nell'indifferenza piuttosto che essere uccisi da un medico abortista per poi essere gettati nel secchio dei rifiuti ospedalieri. “Tutte le precauzioni”: ogni volta che sento pronunciare queste parole provo una strana sensazione, un misto tra paura (“potrebbe capitare anche a me?” no, a me non può capitare, perché non ho una donna e le donne in genere mi respingono molto prima di poter organizzare una sessione di sesso) e di soddisfazione (“ben gli sta”, come se la nascita di un uomo fosse una punizione per aver giocato con gli organi sessuali). Qualche tempo fa mi raccontavano di due sposi con problemi di fertilità che ci han provato per dieci anni (dieci anni di sesso sfrenato senza nessuna “precauzione”) prima di ottenere la desiderata gravidanza. Quella è l'eccezione. Normalmente avviene il contrario, avviene sempre come per quella povera commessa, sempre così attenta ad evitare “incidenti”, e invece l'incidente capita quando meno lo si aspetta, con la persona sbagliata, nel periodo più sbagliato. E nove mesi dopo un “incidente” potrei essere nato io, o potresti essere nato tu.
Quanto odio le donne che mi dicono: “ma quel tuo amico che ha la macchina”. Non vogliono un uomo, vogliono un'autista. Vogliono un maggiordomo che le scarrozzi in giro e paghi per il loro shopping e finga di non sapere che lo shopping è un passatempo contro la noia anziché una necessità urgente. “Quel tuo amico che ha la macchina”: mi vedono solo come un intermediario verso una macchina dotata di autista. Ad alimentare questo circolo vizioso ci sono i proprietari di “macchina” che nella speranza di far sesso (speranza assai spesso delusa) si umiliano a fungere da autisti servizievoli ed economicamente generosi. A rimetterci, però, sono le donne stesse, perché non capiscono mai se il servizievole belloccio “con la macchina” le ama davvero o sta solo fingendo. Se ne accorgeranno quando si vedranno tradite e maltrattate.

martedì 2 agosto 2011

Ogni tanto ritrovo su internet discussioni e foto di giocattoli e computer di quando ero bambino. Mi trattengo davanti a quelle foto a bocca aperta, con un'insopprimibile nostalgia, una grandissima voglia di riaverli, come se il loro possesso mi riportasse anche fisicamente a quegli anni perduti, quegli anni in cui quelle poche cose mi facevano sognare. Ma poi all'improvviso chiudo e guardo altrove e cerco di pensare ad altro. Con i ricordi affiorano anche i dolori, le umiliazioni, le ingiustizie subite in quegli anni: molte dovute anzitutto al fatto di essere stato ingenuo, senza esperienza, senza la capacità che ho oggi di misurare e comprendere certi fenomeni umani come la slealtà, il gusto sadico dell'infliggere sofferenze agli altri, la specialissima condizione umana che va sotto il nome di psicopatia. Magari fra qualche decennio proverò le stesse emozioni che provavo poco fa, ricordando di come nel 2011 ero ingenuo, incapace di riconoscere per tempo una banda di psicopatici dediti al mobbing, incapace di capire quali siano i provvedimenti necessari ad evitare danni.

lunedì 1 agosto 2011

A volte, temendo lo sfratto (che può piombarmi addosso da un giorno all'altro) provo a riflettere a come mi organizzerei per vivere in un'automobile. Basterebbe avere in più solo una sedia e un tavolino pieghevoli, ed una tendda facilmente smontabile: così nei periodi caldi dell'anno la attrezzerei a veranda e giardino. L'ho visto farlo a dei gitanti in montagna molti anni fa, parcheggiando l'auto al lato della strada, verso il bosco. Purtroppo l'auto ha tutta una serie di punti deboli sia dal lato tecnico (manutenzione, antigelo, usura gomme, filtri e pasticche...) sia dal lato amministrativo (tasse, revisioni, tagliandi, tasse, tasse e ancora tasse) e perciò non è affatto detto che sia più economica di un normale monolocale. Ma quel che è peggio è che mi sarebbe impossibile vivere da nomade. Anzitutto per il puzzo dei gas di scarico che inquina le strade e impregna tutti gli interni delle automobili uscite da almeno 24 ore dal concessionario. Poi per il fatto che darei troppo nell'occhio in quanto sono un normale italiano anziché un immigrato clandestino dedito al nomadismo. Inoltre, per una questione igienica: mi mancherà la doccia calda mentre fuori piove a dirotto, mi mancherà la quiete per cambiarmi di biancheria mentre fuori nevica. Il nomadismo è una pratica tollerabile solo ai barbari che odiano se stessi e il mondo intero.
Quelle maledette merendine mi gonfiano all'istante lo stomaco, azzerando momentaneamente la fame, ma dopo pochi minuti mi fanno provare un'acidità fastidiosa. Ma cosa ci metteranno dentro? Quell'acidità è sufficiente a togliermi il sonno e a darmi ansia. Devo assolutamente smettere di mangiarne. Ma con cosa le potrei mai sostituire?