martedì 31 gennaio 2012

Ciò che più mi manda in bestia sono le persone che odiando se stesse finiscono per creare danno anche ad altri.

lunedì 30 gennaio 2012

Scrivo quattro pagine di relazione. Complessa, dettagliata, precisa. Metto a disposizione il testo che mi era stato comandato, con piacere, perché è una delle rare volte che mi hanno chiesto di fare una cosa impegnativa che sarebbe stata vista e usata anche da altri. Il giorno dopo una dei miei capi la utilizza e ringrazia... non ringrazia me, ma ringrazia un suo galoppino del suo gruppo per aver “sintetizzato” in mezza pagina non la mia relazione ma alcuni luoghi comuni. Daccordo: ti pare forse che i capi siano mai capaci di gratitudine? Ti pare forse che qualcuno possa ringraziare per quattro pagine di onesto e faticoso lavoro? Ti sembra forse che siano mai capaci di premiare chi merita piuttosto che premiare chi lecca?

venerdì 27 gennaio 2012

Geniale: prima si è posto come intermediario, poi mi ha detto che dovevo liberare il monolocale perché ci sarebbe venuta ad abitare una famiglia, quindi settimane dopo la “famiglia” diventa un semplice inquilino “suo amico”, infine scopro che in realtà era lui che intendeva soppiantarmi. Ho scatenato un putiferio per sentirmi dire alla fine che sarei stato io ad equivocare, sarei stato io a non aver avvisato che non volevo lasciar casa, eccetera... Tutto questo avviene per mano di quello che consideravo tra i miei migliori amici, che pensavo si fosse posto come intermediario soltanto per intraprendente spirito di amicizia. Chissà cosa aveva pianificato di fare, se fosse riuscito nella sua operazione (ancora non conclusa purtroppo!) di mettermi in mezzo a una strada per accaparrarsi questo lurido e costosissimo buco.

giovedì 26 gennaio 2012

Una volta litigai con una poveraccia perché pensando tra me e me ad alta voce, considerai che una che si è fatta scopare per anni da un uomo per poi essere mandata via da un giorno all'altro (miracoli del “convivere”) non meritava uno come me. Lei si sentì chiamata in causa (non perché tenesse a me, ma perché in nome di un imprecisato sentimento di “amore” si era fatta scopare per anni: “sai, conviviamo” andava dicendo a tutte le amiche, che la invidiavano per quell'alto coraggioso sentimento di chi vuol giocare a marito e moglie senza sposarsi... così quando lui trova un'altra che gliela dà, pianta immediatamente la precedente).

mercoledì 25 gennaio 2012

Non puoi fare un favore a uno, che il giorno dopo già pretende: “allora, è a posto?” Grandissimo idiota, invece di ringraziare che è gratis, invece di apprezzare che già ieri ha funzionato, invece di essere riconoscente... sei pretenzioso? Ma allora da oggi in poi non meriti più niente, perché mi stai già considerando un tuo schiavo... Sì, bei discorsi, sì, ma il fatto è che non posso togliergli la pacchia. Non posso rispondergli male. Non posso dirgli la verità. Troverebbe immediatamente un modo per vendicarsi. Sono quelli come lui che hanno fatto sparire dal mondo la riconoscenza e l'altruismo.

martedì 24 gennaio 2012

Ti svegli al mattino quasi gridando: “perché? perché?” Ti sdocci pensando a come sia bello tornare a letto, ma non puoi permettertelo. Ti vesti pensando a quale scusa trovare per non andare, ma non te ne viene nessuna. Esci di casa con un groppone in gola, tentando di consolarti pensando che dopotutto dopo poche ore sarà tutto finito. Arrivi lì e ti siedi aspettando il tuo turno, perché il mondo gira attorno a loro e non attorno a te. Finalmente entri, ed il losco figuro ti guarda in volto, come se stesse per dire: “ho scoperto il tuo peggior punto debole: sei finito”. Il tempo non passa mai e loro sembrano trovare ogni scusa per trattenerti più del necessario. Finalmente è finita, puoi uscire. “No, aspetti lì, un momento soltanto”. Dopo un “momento” di oltre quaranta minuti finalmente ti viene concessa udienza, quella per la quale hai bruciato mezza giornata di lavoro. E cosa ti vien detto? Proprio ciò che temevi: niente. Nemmeno un “no”. Forse pensavano che “no” sia poco gentile. Per cui i “sì” li dicono ad alta voce, ed i “no” li lasciano sottintesi. Mezza giornata di fatica per due minuti e mezzo di udienza nella quale non viene data risposta a nulla: devi capirlo tu che è un “no”. Maledetto galateo moderno.

lunedì 23 gennaio 2012

Niente è più dilaniante del trovare la foto della donna che segretamente amavi... mentre bacia un idiota più vecchio di lei... e in atteggiamento di “abbiamo appena consumato”... pubblicata da lei stessa sulla sua lurida bacheca...
Un mio sogno ricorrente è ritrovarmi in sede di esame e di scoprire di aver studiato solo uno dei cinque testi richiesti. Ho scoperto che è un genere di sogni abbastanza comune tra tutti quelli che hanno anche solo un vago accenno dell'onestà nei confronti del proprio lavoro. Chi è determinato (anche solo un po') a lavorare bene, ha tra le sue paure tipiche il non riuscire a completare o consegnare ciò che aveva promesso. Ma quel genere di sogni capita specialmente nei momenti in cui il capo pretende, dopo la scadenza, qualcosa in più di imprevedibile e di mai pattuito, mai accennato, mai comandato.

venerdì 20 gennaio 2012

Cioè, ritrovi su internet il curriculum di quel tuo compagno di classe, quel perdigiorno, quel che lasciò tutto per correr dietro a una gonnella e poi lasciò di nuovo tutto quando la gonnella lo piantò... Ed ora ha un curriculum che sembra una sinfonia di Beethoven, collaborato di qua, lavorato di là, socio lì, fellow member là, associato qui, consulente là... la prima cosa che ti chiedi, mordendoti il labbro per l'invidia, è “come ha fatto?” Poi cerchi di negare, di fartene una ragione: avrà esagerato lì, barato là, spacciato fischi per fiaschi, vendute lucciole per lanterne... E poi ancora ti rendi conto che alcune delle cose sono semplicemente irrealistiche e desideri dimostrarlo per tutte, vorresti che la sua ignoranza proverbiale dimostrasse l'insulsaggine di tutte quelle associazioni e aziende dai nomi stratosferici. Finalmente finisce l'invidia e riaccendi il cervello. Nel mio curriculum posso vantare poche cose. Durante la vita ero impegnato a vivere, non a cercare titoli e trofei. E nella scuola come nel lavoro ho appreso la più estenuante e odiosa delle lezioni: che va avanti non chi merita ma chi ha la parentela giusta. Non chi ha studiato, ma chi è stato amicone e compagnone di tizio e caio. Non chi ha lavorato per rendere realtà un progetto, ma chi ha barato con la realtà e con i progetti. Forse è ancora la voce dell'invidia. Però a guardare il mio curriculum, così scarno, così misero di fronte al suo, il primo grido che ho dentro è quello: durante gli anni della mia vita, ero impegnato a vivere, non a leccare piedi.

giovedì 19 gennaio 2012

Lo scultore Alberto (Bertel) Thorvaldsen, a ventun anni e appena premiato per un bassorilievo, trova un conte che gli procura i mezzi finanziari per la prosecuzione dei suoi studi. E oggi? Dove sono oggi gli scultori? Dove sono i mecenati? Vediamo solo puttanelle di lusso. E mecenati del loro ventre.
Facilissimo innamorarsi della donna sbagliata. Quella ti ha fatto sentire qualcosa, vedere qualcosa, subodorare qualcosa... e tu pensi di averla in pugno. Come tutti gli altri a cui ha fatto udire, mirare, annusare qualcosa. E in quei banalissimi gesti decenti tu, come tutti gli altri, hai costruito un intero film d'amore con tanto di scene di sesso e finale felice, come i milioni di film che hai visto dalla tua nascita fino ad oggi. Ma lei non cerca un uomo. Lei cerca solo attenzione. Vuole essere al centro dell'attenzione. Vuole sentirsi amata da tutti, desiderata da tutti, sognata da tutti. E tu non sei altro che una pedina sulla sua scacchiera, alla quale lei non è affezionata per niente: può sostituirti con una qualsiasi altra pedina, o semplicemente accettare l'idea di avere una pedina in meno. Vivete in due mondi paralleli, tu e lei: lei nei suoi sogni, tu nei tuoi. La sofferenza, però, è reale.

mercoledì 18 gennaio 2012

L'ometto si aggiustò gli occhiali con un gesto stizzito e gridò, in modo da farsi sentire dai passanti sconcertati: “gliela faccio vedere io! la legge è dalla mia parte! ora lo sistemo per bene, dovrà piangere amaramente per quello che mi ha detto! in galera, lo sbatto, in galera! conosco tanti di quegli avvocati, che tra un minuto la sua vita diventerà un'inferno, per sempre!”

martedì 17 gennaio 2012

Tra duemila anni, gli storici che vorranno dare un nome a quest'epoca la chiameranno con ogni probabilità “il secolo dei falsi sorrisi”. La dottoressa, al colloquio, mi sorrise e mi pose come prima domanda una cosa che non c'era scritta da nessuna parte, con l'evidente scopo di mandarmi via. La padrona di casa, sorridendo, mi dice che tra pochi mesi dovrò sloggiare. Nel primo caso, le mie fatiche, le mie capacità, i miei sforzi, valevano zero ancor prima che entrassi lì, perché aveva già deciso di eliminarmi. Nel secondo caso, l'esser sempre stato preciso nei pagamenti (a costo di rinviare spese più urgenti, incluso il cibo), valeva zero ancor prima che io potessi rispondere, perché lei aveva già deciso di sfrattarmi. Quando il boia ti portava alla ghigliottina non sorrideva. Non assumeva quell'espressione di chi decide del tuo destino a prescindere da te, dalla tua onestà nei suoi confronti, dalla tua correttezza, dalla tua preparazione, dalle tue fatiche. Sei solo una inutile, sacrificabilissima pedina del loro grande gioco.
Siamo così scemi che la rappresentazione del divertimento altrui viene forzosamente considerata equivalente al divertimento nostro. Lo vedo in particolare quando dei ragazzi giocano a palla, e degli spettatori osservano la partitella addirittura emozionandosi e identificandosi. Sarebbe come se uno, per saziarsi, mi guardasse mangiare. Dopo, in realtà, avrà più fame di prima.

lunedì 16 gennaio 2012

La stanchezza che ho addosso necessiterebbe di un paio di settimane di ferie a cominciare da questo momento. Ma non ho nemmeno un paio di minuti. Non basterebbe a lungo. Il fatto è che questo lavoro è odiosamente stressante. Ci vorrebbero due settimane di riposo ogni due o tre giorni di lavoro.

venerdì 13 gennaio 2012

Era costruito di proposito. Erano giovani e si divertivano: ecco cosa veniva rappresentato. Giovani spensierati: e chi guarda quel film si immerge, si identifica, sogna, va fantasticando anche molto tempo dopo aver visto il film. Eppure non era vera felicità: erano attori che recitavano una parte. Non era vera gioventù: nessuno degli attori aveva davvero l'età che recitava. Non era vero divertimento, perché tutto era costruito, tutto era eseguito, tutto era programmato, come se fossero state marionette. Quanto ho odiato quel film, eppure... quanto ero stato desideroso di vederlo. Maledetto film, maledetta finzione, maledetta recitazione, maledetti venditori di sogni.

giovedì 12 gennaio 2012

Anche stavolta mi è capitato. Sarà almeno la terza volta. Lei che con voce minacciosa si chiede retoricamente se io non abbia fatto il “doppio gioco”. Un banale qui pro quo mi fa accollare ai suoi occhi colpe terribili, delle quali sono totalmente innocente. Il vero colpevole, da lontano, ci guarda e se la ride. Ed io non sono in condizioni di poterlo accusare: accusarlo, significherebbe dar credito all'idea che in realtà il vero colpevole sarei proprio io. Lei mi guarda e chiede, retoricamente: “non sarai mica stato tu?” Qualsiasi cosa rispondi, verrà intesa come “sì”. Anche il silenzio. Non solo questo mondo è pieno di ingiustizie. Ma è pieno anche di punizioni che ricevi nonostante tu sia completamente innocente.
E così è andata a finire che lui si è imposto a lei, ed ora lei ne soffre. Oh, pene d'amore! Che in realtà sono debolezze. Non è amore ciò che è fondato sull'imposizione di uno all'altra.

mercoledì 11 gennaio 2012

Dimmi cosa ti fa infuriare e ti dirò chi sei. Oggi abbiamo assistito alla scenataccia di un uomo che ha perso la calma perché ha sentito dire che si può arrivare casti al matrimonio. Non è che ha inveito contro la religione: stava in realtà inveendo contro le sue paure. Il suo terrore più nero è di non poter “godere” al più presto.

martedì 10 gennaio 2012

Sono fortunato con le donne in questi giorni. Fortunato nel senso che un'altra si risveglia e mi contatta. Un SMS per augurarmi una buona giornata. Ancora non so cosa risponderle. Auguro altrettanto? Come si fa a rispondere ad un SMS inutile? Mi sentirei un ipocrita. Non posso essere sincero con lei. Dovrei dirle: voglio scoparti e poi dimenticarti, a meno che non mi venga voglia di scoparti di nuovo. Ecco, questo passa per la testa agli uomini. Lei vuole la storiella d'amore tutta stelline e cuoricini, e l'uomo vuole scoparla e dimenticarla (finché non gli torna voglia, per poi ugualmente dimenticarla più di prima). Tranne poche squallide stupide, le donne tengono più ai sentimenti che al sesso. Mentre gli uomini -tutti, anche i più sentimentali- tengono più al sesso che ai sentimenti. Questa diseguaglianza matematicamente dimostrabile conduce al mondo di delusioni, di mancate corrispondenze, di amori a sensi unici. Conduce a quei fastidiosissimi SMS a cui pur arrovellandoti in ogni modo, non sai proprio cosa rispondere.

lunedì 9 gennaio 2012

Una donna in chat propone di incontrarmi e io scappo. Qualcosa mi dice che lei, proprio lei, ha strane intenzioni. Vuole riversarmi addosso i suoi fallimenti, vuole qualcuno che la ascolti piangersi addosso, cerca un uomo al quale parlare continuamente dei suoi ex. Non me lo ha scritto, ma non riesco a non pensare che sia così. Qualcosa mi dice che è proprio questo che cerca: un uomo a cui riversare addosso gli errori che ha commesso mentre era perfettamente cosciente di commetterli, magari dandogliene un po' di colpa perché non sa ascoltarla.
Un'amica scrive sulla sua pagina qualcosa che suona come: “bimbo in arrivo”. Sorride maliziosa, spera che noi pensiamo che lei sia andata al letto col suo fidanzatino un numero sufficiente di volte. Naturalmente si trattava del nipotino, ma lei inconsciamente ci teneva a far sapere di essere sessualmente attiva e orgogliosa di farsi scopare da colui che prima o poi la tradirà.
Una delle cose che più mi danno raccapriccio sono le tesi di laurea. Leggere una tesi di laurea è come entrare in un mondo chiuso, un mondo in cui l'autore tratta elegantemente ogni più piccola quisquilia del pelo del cammello, ma non ha mai visto un cammello di persona, magari neppure in fotografia. Sfogliando anche in formato PDF una tesi di laurea, avverto l'odore di aule polverose, di studenti sull'orlo di una crisi di nervi, di fogli di carta che strisciano sotto penne e matite, di sbadigli e di ipocrisie, di sigarette e di isterie, di canzonette e di imprecazioni contro il prof di turno che ha cambiato le carte in tavola all'ultimo momento. La tesi di laurea è qualcosa destinato ad essere dimenticato il minuto dopo che si è usciti dalla discussione. Qualcuno, avventatamente, ne fa una bandiera d'orgoglio: ma è un azzardo, perché chiunque abbia frequentato almeno un anno l'università sa benissimo che ciò che hai descritto e creato non nasce da una tua passione, ma dal modo più efficiente che hai trovato per assecondare i tuoi professori, per cavare il miglior voto possibile con la minor fatica possibile, per toglierti dai piedi quell'ostacolo burocratico ed avanzare di carriera. Per questo le tesi di laurea sono raccapriccianti. Descrivono, con gran pompa e gran burocrazia, ciò che in teoria doveva nascere dalla sete del sapere, ciò che in teoria doveva nascere dalla passione per la realtà, ciò che in teoria doveva qualificare il meglio di ciò che sei, ed invece non è altro che una recita, un gioco dalle parti, una finzione ipocrita funzionale ad un riconoscimento burocratico.

giovedì 5 gennaio 2012

Trovo in chat una donna disposta ad incontrarmi per un caffè. Ancora non sai niente di me e già mi inviti per un caffè? O hai qualche serio problema (in cui ti crogioli o da cui pretendi di sfuggire utilizzandomi come animale da compagnia) oppure sei una “professionista” che adesca il cliente. In entrambi i casi non fai per me.

mercoledì 4 gennaio 2012

Quanto mi fanno arrabbiare certe notizie. Una donna intelligente, sana di mente, dopo otto anni con un uomo viene mandata a quel paese. Vero è che a lei non è troppo dispiaciuto separarsi dal bellimbusto. Però, dai, otto anni! Otto anni si è fatta scopare a più non posso, si è fatta dire “tiamotiamotiamo”, si è fatta usare e abusare senza limite. Ed alla fine lui ne ha noia e la manda via, e lei è finalmente contenta di non dover subire più la routine. Ma una donna così “usata”, che cosa può mai rappresentare per il suo “prossimo” uomo? Otto anni, dico: otto anni insieme, senza che lui mai accettasse di sposarla, senza che lui mai accettasse di starle accanto “finché morte non vi separi”. Vi ha separati la noia. L'hai usata e l'hai gettata via: bravo, che eroe! Ti ci vorrebbero otto anni di carcere durissimo per capire quanto hai straziato la vita di lei. E se lei ora è contenta, la cosa non ti assolve da nessuna delle tue irresponsabilità. Che rabbia che provo nel sentirmi raccontare fatti come questo. Che rabbia il non potermi presentare da lei dicendo sinceramente: “prova piuttosto con me, io ti posso essere fedele per sempre”. Non sarei sincero. Non potrei vivere una vita intera con lo spettro di quegli otto anni del “lui” col quale verrei confrontato “finché morte non vi separi”.
Succede spesso che proprio coloro che difendono un ideale siano i primi a meravigliarsi che qualcun altro possa credervi.

martedì 3 gennaio 2012

Lo schema tipico del drogato è quello del “dai, ancora un po', dai, un po' di più, non posso arrendermi proprio ora...” Anche dell'alcolista. Anche dell'erotomane. La polizia è lì che lo guarda, la moglie è lì accanto che lo osserva, e lui ha già dimenticato il mondo, svende tutto il mondo per una dose, per un'altra dose, per un granello di “roba” in più, pur sapendo di non essere come un serbatoio che dopo un certo quantitativo si sentirà pieno e soddisfatto. La mente viaggia altrove, pretende di sognare, mentre la realtà silenziosamente urla la sua presenza.
Il consumismo è tutto lì: l'adolescente viziato che riempie il piatto di pietanze e poi ne mangia poco più della metà, pensando di essere considerato un bambino qualora mangiasse tutto. Qualcuno deve avergli “insegnato” che l'uomo adulto è quello che promette ma senza alcuna intenzione di mantenere.

lunedì 2 gennaio 2012

Recentemente ho commesso l'errore più infame, quello che auguro ai miei peggiori persecutori. Nel presentare tutti gli esattissimi motivi per cui un certo incarico non si può fare, ho espresso all'ultimo momento una mia opinione: “secondo me” (già bastavano queste due parole per condannarmi) “è inutile mobilitare sforzi e persone” (errore! errore! queste parole giudicano l'operato di un imbecille senza dimostrare, in modo comprensibile ad un imbecille, la sua imbecillità). L'errore è stato tanto più infame in quanto, a distanza di meno di un giorno, ciò di cui avevo espressamente negato l'esistenza, si è rivelato esistente e a portata di mano. Ciò che io dicevo faticoso per mesi, diventava accessibile in un giorno o due. Mi sono insomma giocato, per lungo tempo, tutta la (pur magra) reputazione che avevo faticosamente accumulato in tanti anni. Quella merda del capo, una vera volpe, anzi, una serpe, ha evitato di rispondere. Ha conservato il mio appunto, pronto a tirarlo fuori quando aprirò di nuovo bocca: vedete? lui è quello che ha da opinare sulle decisioni che noi autorevolmente prendiamo, lui è il disfattista che pensa -senza dimostrare- che noi sbagliamo, lui è quello che crede di sapere più di me e addirittura più di quell'altro lì che ha duecento dipendenti... Quella sera non riuscivo a dormire. Alle due di notte ancora mi rigiravo nel letto. Il giorno dopo un silenzio tombale su tutta la faccenda non fece altro che farmi bruciare ancora di più i nervi: la sera pure continuai a rigirarmi nel letto fino alle due. La sconfitta totale continua a farsi sentire. Assorbire una autoinflitta bastonata come quella, restando in mezzo ai lupi che sorridono perché sanno che la potranno riutilizzare contro di te almeno per diecimila volte, richiede un tempo lunghissimo, richiede di cambiar aria.