martedì 30 gennaio 2018

Da ragazzino mi distraevo talvolta pensando: "bi-gi". Beautiful girl. Era la mia sigla segreta per dirmi che mi occorreva incontrare una Bella Girl con cui... non sapevo nemmeno io cosa, non sapevo perché. Sapevo solo che era un mio desiderio insopprimibile. Quando mi succedeva qualcosa di bello, pensavo subito "bi-gi", come se fosse una formula beneaugurante da sfruttare nei momenti di fortuna. Quando mi succedeva qualcosa di brutto, pensavo subito "bi-gi", come formula consolatoria per riavermi d'animo. Neppure io sapevo come dovesse essere una "bi-gi". Sapevo solo che doveva essere interessata a me: ed era esattamente questo che l'avrebbe resa "beautiful". Non riuscivo ad immaginare gli estremi della scala (bellissima o bruttissima) perché erano casi talmente troppo rari che non valeva la pena pensarci. Le donne, come gli uomini, sono tutti "nella media", e lo sapevo bene. Non sapevo neppure cosa avrei potuto dare io, se non il ricambiare i sentimenti. Desideravo innamorarmi di una che desiderasse innamorarsi di me. Pensavo che l'amore fosse la somma di due solitudini che decidono di cooperare. Sapevo che ci si poteva innamorare non ricambiati (dopo che ti capita la prima volta, hai una lezione di vita incancellabile): per questo il punto fondamentale era una che "volesse" innamorarsi di me. Io ero pronto ad "innamorarmi" di una del genere. Dovevo solo imbattermi in lei, e lei avrebbe dovuto solo dare un singolo inequivocabile cenno, e sarebbe stato l'amore di una vita intera. Non avrei rifiutato nessuna. Sto ancora aspettando che me ne capiti una.
Tre anni di buio. Riemergo. Con la stessa solitudine, di cui scriverò presto.