mercoledì 14 marzo 2012

Per la prima volta da quando ho aperto il blog ho smesso di scrivere per alcuni giorni. Il fatto è che sto attraversando ciò che comunemente viene chiamato “brutto periodo”, cioè quando ai guai si sommano altri guai imprevisti e improvvisi. Non è che mi mancava il tempo: mi mancava la voglia di scrivere. Per la prima volta scopro che non posso lamentarmi sul blog neppure in termini generici.

mercoledì 7 marzo 2012

Prima o poi questo freddaccio cane finirà. D'inverno aspetto l'estate, d'estate aspetto l'inverno. 365 giorni all'anno passati o aspettando che arrivino le vacanze o aspettando il temuto momento in cui, rientrato a lavorare, vengo nuovamente messo sotto torchio. Ma si può vivere senza lo stress del “domani”?

martedì 6 marzo 2012

Una delle cose massimamente irritanti? Il capo-capetto che si presenta alle 10:45 in ufficio e inveisce contro coloro che sono entrati alle 9:30 piuttosto che alle 9. Poi, mentre sta ancora inveendo, va a prendersi il suo caffettuccio. Se siamo fortunati, lo vedremo rifarsi vivo verso le 16:15 per dire: “vado via, ci vediamo domani, fatemi trovare tutto pronto! OK?” In compenso sembra quasi non fare pausa pranzo (e quando la fa, sta sempre e comunque a parlare di lavoro). Dunque, in condizioni veramente ottimali, mentre pretende almeno otto ore da noi, lui ne lavora al massimo sei e mezza.

lunedì 5 marzo 2012

Esistono persone la cui sola presenza fisica nel raggio di cento metri equivale a darti un pugno dello stomaco. La sola presenza fisica ti mette ansia, ti mette in pre-allarme, ti mette fretta e fatica, ti accende tutti i meccanismi di difesa (invenzione di scuse, preparazione di frasi di circostanza, riepilogo di espressioni verbali e fisiche della categoria “evasive”).

venerdì 2 marzo 2012

Tra le caratteristiche tipiche degli schiavisti si distingue quella del cambiare improvvisamente discorso. Provate ad immaginare cosa significa, nel bel mezzo di una discussione sulle antiche filosofie orientali, sentirsi chiedere a bruciapelo la dimostrazione di un teorema di matematica superiore. Mentre state ancora riprendendo i sensi e cambiando l'impostazione del vostro cervello da “orientali” a “matematica”, all'improvviso esige il vostro assenso ad una questione di politiche sociali. Mentre state ancora impostando il vostro dizionario da “matematica” a “politica”, vi ferma per chiedervi conto dei dettagli storici di una guerricciola ottocentesca che non avevate mai sentito nominare prima. Dietro tutto questo, ancor prima del desiderio di farvi apparire imbecilli, distratti e impreparati, cova solo l'ansia. L'ansia del capo-capetto che non appena sente che una discussione (ossia il terreno fertile dove esercitare la propria insulsa vanteria, la propria manifestazione di predominio) sta per terminare, immediatamente ne avvia un'altra, pescando a caso tra gli argomenti meno gettonati, meno interessanti e meno pertinenti. Pretendendo, da voi, una risposta adeguata a nutrire la sua boria. Per il capo-capetto conta solo manifestare (autoritaristicamente) il suo predominio, il suo status di persona importante, indispensabile, incaricata di dare ordini casuali (ma all'apparenza intelligenti) e di esigere che vengano rapidamente e perfettamente eseguiti.
Era una bellissima donna... mi aveva fatto venire i brividi di emozione... fino al momento in cui mi sono accorto che era costellata di pezzi di ferro. Un orecchino sotto la bocca. Uno al naso. Svariati sulle orecchie. Che assurdo abisso tra quel volto apparentemente acqua e sapone, e quelle protuberanze metalliche. Che assurdo, che assurdo.

giovedì 1 marzo 2012

C'era ancora bisogno di dimostrarlo? Il capo-capetto si lascia sfuggire una cosa tipo: “mi stavo per comportare come un dipendente, da coglione”.
Quella stupidissima musichetta che ronza ogni giorno nelle nostre orecchie... la suoneria del telefonino del capo-capetto, esimio spostatore di pedine umane sulle virtualissime (ed enormi) scacchiere delle sue ansie.