venerdì 30 luglio 2010

Troppi sono i sintomi della crisi della società. Non si da da che parte cominciare per descriverli. La politica non può più nulla perché è uno squallido teatrino composto da numerosissimi minuscoli interessi micragnosi e immensi poteri occulti, entrambi indifferenti alla sorte della nostra società. Poveri quegli illusi che pensano che una “buona” politica sia possibile. Questa società è profondamente marcia.
Credo di aver stimato, per quella categoria di persone, un tempo medio di sei mesi. Mese più, mese meno, il periodo è quello. Dal giorno in cui ti promettono mari e monti, fino al giorno in cui ti accorgi che ti hanno preso sempre per il sedere, passano circa sei mesi, mese più, mese meno.
Lei mi stuzzicava in ogni modo e poi si defilava. Mi parlava di amore, mi diceva tante cose belle, sembrava invitarmi a sbilanciarmi. Ma poi, appena si rendeva conto che stavo per dirle qualcosa riassumibile in “ti amo”, subito si defilava. Andava altrove. Le sue stesse amiche le consigliavano di non torturarmi in quel modo. Lei, imperterrita, proseguiva. Voleva essere al centro delle mie attenzioni e ci riusciva. Scambiavamo bigliettini come adolescenti a scuola, ci congratulavamo per i piccoli eventi della vita (come quando annotò sul suo diario le mie nuove scarpe). Ero cotto di lei e lo capivano tutti, lei compresa, ma continuava a giocare al gatto col topo. Un giorno smise di telefonarmi e di rispondere ai miei SMS. Non rispondeva più alle chiamate. Poi cominciai a trovare il cellulare spento. Chiesi alle amiche che fine avesse fatto e loro, con un ghigno terribile, mi dissero che tutto andava bene. Scoprii che stava insieme ad un cretino mostruoso, un bisonte idiota e pieno di soldi, racimolato una settimana prima in spiaggia sull'Adriatico. Non vedevo l'ora di raccontarlo a qualcuno, perché non vedevo l'ora di chiosare con “durerà poco”, più per esprimere un desiderio che per una reale convinzione. Infatti è durata tanti anni, quella loro storia. Alla fine lo ha piantato per un altro, anche questo conosciuto una settimana prima. Lo ha piantato perché stufa di sopportare e di subire... per trovarne un altro che potrebbe essere peggiore del bisonte. Ma oggi provo indifferenza e una vaga curiosità. Con gli anni le delusioni sentimentali scemano parecchio, mostrando che i tanti sentimenti che uno credeva di provare erano solo infatuazioni passeggere. Chissà quanti saranno stati torturati in quel modo. Chissà perché a certe donne piace giocare con i sentimenti degli uomini. Chissà perché queste ultime banalizzano poi i propri sentimenti e finiscono per impegnarsi col primo bisonte che incontrano, soffrire tanti anni a causa di tali bisonti e infine finir sposate (ed eventualmente divorziate con figli) senza imparare la lezione e senza prendere sul serio i desideri più sinceri del proprio cuore.

giovedì 29 luglio 2010

Eravamo ragazzi. Venne a dirmi: provaci anche tu! Quella ci sta con tutti! Ma non volevo provarci. Se davvero ci stesse con tutti allora mi stai mandando da una sgualdrina? Se invece non è vero, allora me la stai rappresentando come una sgualdrina. Se ci sta con tutti e poi respinge me, che figura ci faccio? Se non è vero che ci sta con tutti, che figura ci faccio a presentarmi da lei? Ecco: tutto questo succedeva tra ragazzi. Succede anche oggi. Mi informano del prezzo da pagare per convincerla a “starci”: le prostitute chiedono soldi, le sgualdrine chiedono qualcosa di commercialmente equivalente. Oppure chiedono qualcosa di ancora più impegnativo, una relazione. Oppure apparentemente non chiedono niente perché intendono passare all'incasso più in là, dopo che avranno riflettuto su quale prezzo far pagare. Un puttanaio, uno sterile puttanaio. Ero ragazzo e me ne rendevo conto. Sono adulto e mi rendo conto che è ancora un puttanaio, abbellito con parole e gesti, ma sempre un puttanaio rimane. Ho sempre odiato tutto questo. Quando da ragazzo sentivo parlare in quel modo provavo una istintiva repulsione verso questo marciume elegante, questo puttanaio fatto di parole e gesti, questo mercanteggiare sui sentimenti e sugli istinti sessuali, imponendosi di pensare che il prostituirsi sia solo quello delle battone. Invece io fin da ragazzo ho sempre desiderato una donna sana, normale. Per tanti motivi diversi, non sono mai riuscito a stabilire una relazione con quelle che ho incontrato. Il puttanaio se lo tengano gli stupidi.

mercoledì 28 luglio 2010

Questo mondo è inquinato da stupide rappresentazioni dei sentimenti. Nei film le persone che si rendono conto di avere una cotta per qualcuno finisce sempre che o si dichiarano o succede qualcosa per cui diventa completamente impossibile dichiararsi. O un lieto fine o una triste fine. Invece nella vita reale gli amori sono spesso destinati a durare a lungo. Lei perde la testa per te e cerca di fartelo capire in tutti i modi. Tu non vedi l'ora di dirle di sì ma lei sembra impedirti di trovare il momento adatto. Poi la vedi insieme al tuo migliore amico e piangi per tre giorni di fila. Quando te ne fai una ragione (che assurda ipocrisia: “farsene una ragione”) lei riprende a farti capire che tu sei nel suo cuore. Non ne vuoi più sapere (che assurda ipocrisia: “non ne vuoi più sapere”) e accetti il fatto compiuto cercando altre donne ma pensando a lei. Qualche anno dopo lei pianta uno per mettersi insieme ad un altro, e dopo pochi mesi se lo sposa. In cuor tuo addirittura gioisci nel vedere l'ex amico depresso e disperato (“ben gli sta”, come se la cosa ti rendesse veramente felice e ti restituisse quella donna). Quando vedi il nuovo fidanzato ti domandi perché la cosa non ti provochi dolore visto che la ami ancora. Poi si sposa e fa figli con quel deficiente. Dopo qualche anno la rivedi e non provi più quell'attrazione fatale perché la trovi sfiorita e borghese. Finalmente accetti ciò che avevi sempre negato: era attrazione fisica, era voglia di avere compagnia. Non era amore. Oggi lei continua a dirti che sei l'unico con cui si può confidare, ma non ci caschi più. Farà così con tutti. Dirà a tutti i vecchi amici, tutti quelli che sotto sotto erano innamorati di lei: sei l'unico con cui posso confidarmi. Nei film finisce sempre tutto bene. Nei film funziona sempre tutto. Nei film, quando proprio vogliono darti un finale triste e aperto, ti danno sempre il contentino di qualche altra bella storia, qualche altra bella speranza. Nella vita reale no. Nella vita reale lo strazio comincia dalla prima cotta adolescenziale e termina solo con la morte.
Sono amici da molti anni. Ogni tanto si incontrano. Lui le parla del tempo, del lavoro. Lei gli parla del tempo, del lavoro. Finito il caffè, si salutano. Non hanno mai parlato dei propri sentimenti. Sono entrambi liberi da impegni sentimentali ma non hanno il coraggio di fare un passo avanti. Lui ha paura che lei gli dica di no e lei ha paura che lui gli dica di no. Lui è attratto da lei e lei è attratto da lui, ma si tengono sempre lontani, come per evitare perfino di sfiorarsi: è già tanto che si salutino, talvolta, stringendosi la mano. Questa storia assurda va avanti per anni. Si amano ma ognuno aspetta che l'altro scopra le carte e faccia il primo passo. Non sono più adolescenti ma si comportano come timidi ragazzi alle prese con la prima cotta segreta. Hanno i primi segni della vecchiaia, rughe, capelli bianchi, ma continuano ad inseguuire i propri sogni. Poi, quando si incontrano, parlano solo del lavoro, parlano solo del tempo. Finito il caffè, si salutano come vecchi amici. Una storia che non finisce mai. Quel lieto fine che esiste solo nei film, nella vita reale è rarissimo. Una storia infinita.
Notizia quasi ufficiale: la mia “collega cattolica” è fidanzata. Non vuole ammetterlo, parla in modo sibillino. La capisco, è la sua vita privata, noi siamo solo dei colleghi di lavoro (più o meno colpiti dalla sua presenza e disposti perfino a chiudere più di un occhio sul suo essere cattolica).

martedì 27 luglio 2010

I teatranti sono destinati all'infelicità. Si innamorano solo di altri teatranti. Anche quando raramente credessero che il palcoscenico e la vita sono due cose completamente diverse, si comporteranno sempre come se fossero uguali. “Ipocrita”, dal greco, si traduce con “teatrante”.
Meglio una drogata che una teatrante. Le persone che partecipano attivamente a gruppi teatrali finiscono per confondere la realtà con la fantasia. Mostrano emozioni ben costruite anche quando russano. Fingono anche senza volerlo. Una teatrante può manifestarti mille volte le sue emozioni, può dirti mille volte che ti ama, può gridare mille volte la sua sincerità... sempre mentendo. Mentono anche senza accorgersene. Impossibile avere un'amicizia con una teatrante. Ancora più impossibile essere certi che ricambia un sano sentimento di amore.
Ho il dubbio che a quella donna il cuore abbia cominciato a battere per un altro. Non la chiamo più “collega cattolica”, ma la chiamo “quella donna”. Il termine “collega cattolica” me la avvicinava e me la qualificava come interessante, sebbene per un attributo che normalmente detesto (“cattolica”). Ora invece la sento lontana, improvvisamente lontana. Il suo uomo non è in quest'ufficio, non è in questa città, non ha un nome né un volto, non è su Facebook, non ha il MSN. E' dura essere gelosi di qualcuno di cui non si sa assolutamente nulla e di cui mi sforzo di sperare che esista solo nelle mie paure.

lunedì 26 luglio 2010

Non è che mi innamoro ogni volta che una donna mi guarda. No, non è questo. Il mio animo si riposa su un letto di dolci note musicali ogni volta che una donna pura di cuore mi guarda. Non desidero un matrimonio di reciproche convenienze ma desidero essere amato così come sono, senza nessun “dovresti”, tanto meno quei “dovresti” impliciti e sottintesi. Non so come, ma mi smebra di percepire quella purezza solo in una piccola percentuale di donne che incontro durante il giorno e nell'andare e tornare da casa. Spesso è una purezza solo passeggera perché basta un attimo, basta un piccolo “input” esterno per trasformarle da pure a pretenziose. L'uomo sa essere arrogante e la donna sa essere pretenziosa e possessiva. Per la donna è più difficile essere arrogante: allora trasforma l'arroganza in mille rivoli, mille piccinerie, mille meschinità, mille distrazioni e disattenzioni. Cominciano fin dalla più tenera età, con le loro piccole (ma sempre più numerose) vanità, con le loro piccinerie, dispettini, sottintesi, parole pungenti come spilli avvelenati. Ciò che chiamo purezza di cuore non è fatta di buoni sentimenti e di dolci parole ma è fatta di una capacità di starti di fronte avendo sinceramente a cuore tutto di te e senza applicarvi sopra nessun sottinteso e nessuna pretesa. Per guadagnare questa purezza di cuore occorre un'educazione lunga e faticosa. Innamorarsi di una donna pura di cuore è qualcosa di assai diverso dall'infatuazione romantica e dall'attrazione fisica.
Faceva la smorfiosa... e poi scopro che è sposata. La primissima tentazione è stata di scovare l'email del marito per inoltrargli le “prove”. Ma poi servirebbe davvero a qualcosa? Alle bambine smorfiose (e ancor più alle bambine diventate adulte e sposate) è oltremodo difficile dare una lezione di buon senso.

venerdì 23 luglio 2010

In realtà la vera sfida con la collega cattolica è arrivare allo scontro prima di sapere quale sia la bandiera sotto cui combatte. I cattolici sono diversissimi tra di loro per esperienze, sensibilità, attitudini, capacità di replicare e di combattere. Ma grosso modo si dividono in poche categorie: il parrocchiale, il movimentista, il solitario... Non ho ancora ben capito i due colleghi cattolici (lei e lui) di che area sono. In verità non ho fatto molto per indagare. O meglio: non ho potuto indagare troppo. Qui ogni discorso cattolico è proibito. Qui in ufficio a dettar legge sono le pagine di Repubblica, i dogmi sono le sue notizie e i suoi silenzi, il giudizio sui cattolici è quel che se ne legge giorno per giorno.
Non credo che lei mi abbia evitato di proposito, era solo troppo presa dal lavoro. Non sono l'unico ad essere “interessato” a lei (diciamo piuttosto: sono incuriosito), ma sono quello che finora ha commesso più volte l'errore di non nasconderlo abbastanza. In classifica mi supera solo il collega che ha avuto l'ardire di regalarle un CD (di musiche che piacciono solo a lui). Il complesso della puffetta: tra tutti i puffi, una sola puffetta, oggetto delle attenzioni (e delle deliberate disattenzioni) dei colleghi.
Vengono quelle strane giornate in cui commetti tanti strani errori consecutivi, quelli che ti eri esplicitamente imposto di evitare. Fino a ieri nessun problema. Stamattina i colleghi hanno notato un mio interesse per la collega cattolica di cui ho recentemente parlato in queste pagine in tono di sfida (finora nessun confronto e nessuna sfida all'OK Corral). Lo hanno notato e non mi hanno detto nulla: questo è anche peggio. Se non ti prendono in giro vuol dire che già mormorano contro di te. Volevo mostrarle un disegno. Ci ho provato tre volte. Siamo tutti adolescenti. Hanno pensato che doveva essere una cosa importante per me mostrarle quel disegno. Hanno pensato che io stessi tentando di catturare la sua attenzione, ogni giorno un nuovo trucco per mettermi in mostra. Sembra una partita di scacchi, fatta di pazienza e di silenzio.

giovedì 22 luglio 2010

Quanto detesto quelli che si presentano prima col cognome e poi col nome.

mercoledì 21 luglio 2010

Ciò che anzitutto colpisce un uomo è quanto sia svestita la donna che ha davanti. Le donne che lavorano in questa azienda sono state assunte anzitutto per il proprio aspetto fisico. Un maschilismo gretto e volgare. Quelle donne, in necessità di lavorare, subiscono e addirittura sfruttano tali bassezze. Al colloquio si presentano vestite da vamp. Sul luogo di lavoro vestono come bamboline, per farsi perdonare automaticamente gli errori, per supplire alle incapacità con qualcosa da guardare. Scrivo queste cose perché poco fa mi è capitato ancora una volta di perdonare una mancanza ad una donna e poco dopo ho ricordato di tutte le occasioni come questa, dove avrei rimproverato un uomo (anche se più anziano). Sono perciò anch'io vittima di questo squallido maschilismo aziendale diventato arma di donne con pochi scrupoli e poca dignità.

martedì 20 luglio 2010

Stamattina in metropolitana una donna si è seduta accanto a me. Ho come percepito che l'abbia fatto di proposito. Nonostante il mio aspetto fisico e nonostante la presenza di altri posti liberi, si è seduta accanto a me. Ho cercato di rimanere impassibile. Per una buona volta ho messo a tacere la mia curiosità e non mi sono voltato verso di lei. Poi dopo qualche minuto finalmente l'ho osservata, per una frazione di secondo. Sembrava contenta, come di chi ha appena avuto una buona notizia e ripensa a quella notizia per tutta la durata del viaggio. Poi ho spostato lo sguardo verso l'esterno. Un'altra frazione di secondo, brevissima, prima che controllasse se la stavo fissando. Vedendo il mio sguardo rivolto verso l'esterno si dev'essere rasserenata. Nel volgere il mio sguardo altrove pensavo di dirle: sai, sono pazzamente innamorato di te perché una donna che non disprezza il mio aspetto fisico è già rara da trovare e perché il tuo sorriso nascosto diventa contagioso. Questo incontro brevissimo mi garantisce un'ombra di allegria e di romantico per tutta la giornata.

lunedì 19 luglio 2010

Si dice che tutto il mondo è paese. Corollario: tutti gli adulti sono adolescenti. Come il mio collega di lavoro che cerca di conquistarsi la collega cattolica perché si è accorto che lei comincia a considerarmi simpatico. Tutti gli adulti sono adolescenti: lui si è affannato a masterizzarle un CD di musiche jazz (che probabilmente piacciono solo a lui), io per il momento mi limito a meditare sottili ritorsioni e lei si sente come una reginetta, al centro dell'attenzione. Tutto il mondo è paese, tutti gli adulti sono adolescenti.

venerdì 16 luglio 2010

Dovrei smetterla con Facebook. Quando uno spende troppi minuti per i ricordi dei bei vecchi tempi, che in realtà non erano mai stati “bei”, vuol dire che sta invecchiando. Forse sto invecchiando. Forse lo penso perché ancora non posso scrivere sul mio profilo “Situazione Sentimentale: Impegnato”. Mi vien voglia di gridare: non è giusto tutto questo! Non è giusto invecchiare! Ma tutti invecchiamo accumulando ricordi belli e ricordi tristi. Per cui non mi è lecito gridare.
Ancora le signorinelle in pose discinte su Facebook. Con i loro rotoloni di coppa in bella mostra sulla spiaggia. Mentre i loro amici scattano foto a quegli ammassi di grasso sulla sabbia, per poi condividere su Facebook tanto splendore. Le signorinelle puritane avranno pensato: la foto può star lì, tanto poi la posso cancellare. Qualche giorno dopo l'hanno già dimenticata. Qualche mese dopo il solito curiosone resta lì a guardarle. Se avessi tempo (e se avessi un po' di coraggio in più per fare una simile idiozia) raccoglierei accuratamente sul mio computer tutte le foto pubblicate da tutte le donne per cui ho provato anche un minimo interesse. Poi inventerei una macchina del tempo per tornare a scuola e consegnarla al giovane che ero... e il giovane che ero le mostrerà loro dicendo: guarda come diventeranno le tue preziose curve, tu ingrasserai così, tu avrai queste orrende rughe, tu che sei la più vanitosa di tutte farai un figlio con uno che ti pianterà subito dopo. Questo non avverrà per un peggioramento del carattere: avverrà perché il vostro carattere di oggi sarà lo stesso che avrete in futuro.
Facebook è un'invenzione grandiosa perché apre le porte ad ogni piccineria: ti permette di curiosare nella vita di persone di cui non te ne è mai importato nulla: a cominciare dai vecchi compagni di scuola di cui solo con gran fatica riesci a ricordare il nome. Nonostante i livelli della privacy, si finisce sempre per sapere che quella a cui stavi per dichiararti ha fatto un figlio con chissà chi ed è tornata a vivere dai suoi agli estremi confini d'Italia. Guardo la sua foto e immagino di essere io al posto di quel bambino a godermi il suo affetto. Sogno per qualche minuto una vita spensierata con lei, attonito davanti a quella foto, mentre qualcosa dentro di me continua a dirmi: le altre foto, le altre foto! corri a guardare le altre foto! Forse c'è qualcosa in più, probabilmente c'è qualcosa che voleva che tu non vedessi (infatti eccola in costume da bagno). Poi uno squillo di telefonino, non il mio, mi risveglia e mi fa tornare alla realtà. Non mi dichiarai a lei perché qualcosa mi diceva che sarebbe finita male. Era una donna con troppe amicizie maschili, troppa confidenza, troppa libertà di piantare in asso l'uomo che la ama. Quella foto mi aveva mostrato il risultato di tanta libertà: si è fatta ingannare e ingravidare da qualcuno che subito dopo l'ha piantata. Chissà quanti altri come me che hanno preso una cottarella per lei hanno poi scrutato quella foto per interi minuti.

giovedì 15 luglio 2010

Su Facebook c'è l'informazione “situazione sentimentale” perché la prima cosa che interessa a chiunque è sempre la stessa. Chissà per quale motivo. Dopotutto Facebook è solo una delle tante strutture tecnologiche che si organizza per gratificare quelle curiosità che tanto spesso non possiamo saziare: quella che nel terzo anno fece quello e quello... oggi? Fidanzata? Sposata? Figli? Addirittura? E chi mai...? Dici davvero? Ma perché ti interessa? No, in verità, sai, solo curiosità... Ma ci tenevi? Sul serio? Anche tu? Non dirmi... Ma dai...
Non ne posso più di queste signorinelle ipocrite. Quando parli con loro sono tutte pudiche e puritane. Poi su Facebook mettono foto in costumini da bagno che lasciano assai poco spazio alla fantasia. Se chiedessi ad una di loro di mostrarmi una sua foto in biancheria intima (o in costume da bagno, che è praticamente la stessa cosa, visto cosa sono quei costumi) mi prenderebbe a schiaffi e mi chiamerebbe “sporco maiale sciovinista” senza sapere neppure cosa significa sciovinista. Ma non c'è bisogno di domandare: basta sfogliare Facebook. Benché siano rare le donne soddisfatte del loro aspetto fisico, la percentuale di quelle che su Facebook mostrano foto in costume da bagno (o almeno foto “sexy” con ampie scollature e larga vista alle gambe) è veramente alta. Puoi consultare quelle foto stando comodamente seduto in poltrona, o addirittura durante l'orario di lavoro quando il capo non è presente. Ed eccola lì la signorinella ipocritamente pudica, che già ti evita perché ti ha scoperto a guardarle le gambe. Strana schizofrenia femminile: ti scopre a guardarle le gambe e ti considera un maiale: ma allora perché viene a lavorare (s)vestita in quel modo? Lo so bene che in cuor suo è addirittura orgogliosa del sapere che un uomo le guardi le gambe... anche se sa bene cos'è che pensa un uomo quando la guarda. Eppure è infastidita, inorridita, si sente come se fosse stata umiliata da un fugace sguardo. Si vede che io non sono nella lista dei suoi candidati. Non sono uno dei suoi eletti. Non gliene importa nulla di un umile lavoratore che sopporta le vessazioni dei capi per guadagnarsi il suo stipendiuccio... forse mira piuttosto a far colpo su uno dei nostri capi. Non c'è problema: posso sfogliare comodamente le tue foto su Facebook, dove mostri ancor più di quanto già non mostri col tuo modo di vestire. Strana schizofrenia femminile: non vuoi essere guardata ma permetti a tutti di guardarti accuratamente su Facebook; vuoi essere considerata pudica e vieni invece vestita in quel modo; ti infastidisce cogliere un collega di lavoro per un attimo a guardarti le gambe ma vieni vestita così proprio perché intendi farti guardare da degli uomini. Strana schizofrenia femminile: forse faccio bene a chiamare “signorinelle ipocrite” quelle come lei. Come dicevamo a scuola: piccole prostitute crescono.

mercoledì 14 luglio 2010

Fuori c'è un caldo che uccide. In ufficio c'è l'aria condizionata. Oggi il capo è fuori sede e altri colleghi sono variamente assenti. Perciò oggi si lavora con tranquillità.

martedì 13 luglio 2010

Il capo che viene a sgridarci perché secondo lui stiamo perdendo tempo. Vietato perfino fare una pausa. Il caffè è tollerato purché bevuto in un sol colpo e senza altre pause, come fa lui.

lunedì 12 luglio 2010

Un'amica mi manda un SMS infilando, tra le varie parole poetico-sentimental-malinconiche, un riferimento ad un letto vuoto. Dopo un buon quarto d'ora che mi lecco i baffi chiedendomi come calibrare la risposta su quell'allusione al sesso... mi rendo conto che parlava della morte della sua vecchia nonna. Cancello l'SMS che stavo scrivendo e scrivo una risposta di circostanza.
Quando ero adolescente e vedevo due tenersi per mano provavo invidia. Oggi provo qualcosa a metà tra la commiserazione e la noia. Quando ero adolescente (neanche tanti anni fa) innamorarsi era qualcosa di più serio che oggi. Non saprei dire perché ma posso dire che ne sono definitivamente sicuro.
Togliere la patente a chi ha compiuto gli 80 anni? Idea ridicola. Gli ottantenni alla guida sono pochi e coscienziosi. Togliamo piuttosto la patente agli under 25 e vedremo diminuire drasticamente gli incidenti stradali.

venerdì 9 luglio 2010

Quando uso il termine sgualdrinelle, voglio indicare quelle prostitute-fai-da-te. Si prostituiscono per piccole cose attraverso piccole cose del campo sentimentale e sessuale. Per guadagnare la tua attenzione vestono in modo provocante. Non come una prostituta vera, ma solo quel tanto che basta per non essere da meno delle altre sgualdrinelle. Non sa compiere bene il suo lavoro: risolve atteggiandosi a sgualdrinella, sa che funziona. Vuole uno sconto dal macellaio, ammicca, lancia qualche parola con sottinteso sessuale. Ed il macellaio, ingannato ma contento, soddisfatto dell'essere stato sentito dal suo aiutante, “paga” la sgualdrinella attraverso lo sconto. Le prostitute fai-da-te lucrano tutti quei piccoli insignificanti privilegi e omaggi attraverso quel comportamento da sgualdrinelle: perfino nel bacetto di saluto mettono (talvolta inconsciamente) un che di malizioso. Agli uomini maiali (tutti gli uomini sono maiali, chi più e chi ancora di più) sta bene così, e le donne sgualdrinelle alimentano questo circolo vizioso.
La signorina scosciata di Facebook dichiara di avere una ventina d'anni di età. Crede di essere anticonformista perché recita quelle stupide frasi da Baci Perugina con la stessa intensità con cui una suora di clausura recita le sue preghiere. Mostra le sue curve con la stessa determinazione con cui la suora di clausura abbellisce l'altare. Riempie di cuccioli abbracci fiori tramonti sorrisi fotine romantichine la sua bacheca così come la suora di clausura riempie la sua cameretta di immaginette sacre. La signorina scosciata di Facebook è una delle tante credenti della religione sessista oggi in voga. Crede nel dogma secondo cui bella significa sessualmente appetibile. Crede nel dogma che essere apprezzati significa solo essere al centro dell'attenzione. Crede che l'esaltazione della femminilità sia comportarsi come una sgualdrinella.
Sono rimasto incantato parecchi secondi a guardare la signorina scosciata di Facebook. Poi ho chiuso di colpo la finestra del browser e mi son detto che non devo perdere tempo. Poi dopo un po' sono tornato a guardarla. Ammiravo quella bellezza fisica e avvertivo non solo un fastidio, ma un dolore dentro, come qualcosa che mi urlasse dal fondo dello stomaco o ancora più giù, percepito come lontano e confuso. Dalle mie viscere, da quelle caverne buie e solforose, venivano su delle grida rabbiose. Sì, la signorina è appetibile: dà agli uomini voglia di sfruttarla. Gli uomini più romantici si inventeranno tante scuse per pensare che il proprio appetito sessuale sia delicato e amorevole. Ma istinto era e istinto rimane, quali che possano essere gli alibi delicati e amorevoli che uno va architettando per togliersi dalla testa l'impressione di essere un maiale come gli altri. Impressione veritiera. Non so se oggi sono romantico: so solo che nel vederla avevo come una sete, e quella foto era la foto di un bicchier d'acqua quando uno ha sete, che dopo aver bevuto non ci si pensa più. Solo che la foto del bicchier d'acqua non fa passare la sete ma la rende più fastidiosa, peggio che il parlar di corde in casa dell'impiccato. Un fastidio che diventa dolore e urlo. La signorina scosciata è lì in fotografia in una posa che inequivocabilmente (senza nessunissima ombra di equivoco) mi invita a farsi utilizzare e dal profondo del mio animo viene su un urlo rabbioso: voglio possederti senza amarti, vedo che vuoi essere sfruttata e voglio candidarmi a tuo sfruttatore. Chiudo di nuovo il browser, cercando di riflettere su quanto io sia maiale come gli altri. Mi vien voglia di riscrivere queste righe, romanzare questa riflessione. Titolo: “Maiale come gli altri”.
Ecco l'ennesimo profilo di signorina sexy su Facebook. Il primo pensiero che mi viene in mente è di raggiungerla per aiutarla a capire che non è così che ci si comporta. Spiegarle che il mostrare le proprie curve all'universo mondo è un modo per dichiarare la propria disponibilità a prostituirsi. “Piccole prostitute crescono”, ironizzavamo a scuola con un'abbondante mestolata di malizia quando vedevamo le nostre compagne vestite in modo da far “colpo”. L'unico modo che loro conoscevano per far colpo era andar vestite in modo “sexy” (cioè scollacciato, volgare, svergognato) nelle grandi occasioni, cioè le feste di paese, le gite scolastiche, le feste di compleanno. La signorina sexy di Facebook dev'essere una di loro, una di quelle sgualdrinelle cresciute svestite. Una di quelle che pensano che per fare colpo ci sia solo da comportarsi come sgualdrine, salvo poi etichettare “sgualdrine” quelle che per far carriera si fanno sfruttare sessualmente, cioè si prostituiscono. “Piccole prostitute crescono”: la signorina su Facebook riesce a mostrarsi velando solo il minimo indispensabile per non farsi cancellare la foto dagli amministratori del sistema.

giovedì 8 luglio 2010

Anche oggi mi vien tanta voglia di gettar via questa spazzatura e di ricominciare daccapo tutto il lavoro. Poche cose al mondo sono più frustranti del dover aggiustare e migliorare un lavoro fatto male e in fretta da una persona che non puoi neppure permetterti di criticare velatamente.
Chi si innamora segretamente di una collega di lavoro finisce sempre per confessarlo involontariamente alle persone sbagliate, cioè agli altri colleghi di lavoro che la conoscono. Uno di loro ha parlato di lei poco fa: il modo con cui sospirava una sola delle parole di tutto il suo discorso è stato sufficiente per farmi capire che aspetta da tempo qualche occasione per dichiararsi a lei, a quella che in queste pagine ho chiamato la collega cattolica. Per amore uno può perfino smettere di essere ostile a tutto ciò che sa di religioso. Come è malleabile il cuore di un uomo. Ciò che non faresti mai neppure sotto tortura, ora sei disponibile a farlo pur di attirare l'attenzione della donna a cui pensi ogni giorno e ad ogni ora.

mercoledì 7 luglio 2010

Per il capo è una iattura anche il veder consegnare un lavoro entro la scadenza da lui indicata. Quando si rispettano le scadenze, il capo pensa sempre di aver sovrastimato il tempo necessario per completare il lavoro. Chi consegna in orario è sempre sospettato di essere uno scansafatiche che ha completato velocemente il lavoro e poi ha aspettato fino al momento esatto della consegna. Insomma, se consegni in ritardo sei un incapace, se consegni in orario sei uno scansafatiche. Se consegni in anticipo allora ti dicono che sei capace e perciò ti daranno il doppio del lavoro da concludere in metà del tempo minimo possibile.
Sta a casa sua in tuta da ginnastica, sudata e spettinata. Si aggiusta sul naso quegli occhiali sporchi e allontana con un gesto brusco la mosca che le tiene compagnia da stamattina. Mette su Facebook la foto vacanze dell'anno scorso, una “prova costume” ben riuscita, perché quelle di quest'anno non sono riuscite decenti. Dovrebbe depilarsi per bene, ma che nausea, oggi non ha voglia di fare altro che perdere tempo su Facebook. Poi aggiunge un video con una di quelle canzonette d'atmosfera e quel collage di immagini di corpi nudi e sensuali. Sbadiglia, si aggiusta di nuovo gli occhiali. Deve mantenere aggiornata la propria immagine di donna desiderabile, deve provocare i bei maschietti là fuori su Facebook, sente che deve, deve assolutamente apparire come la donna fatale che al solo vederla si provi un'attrazione fatale. Sbadiglia di nuovo, maledetto caldo. Dall'altra parte dello schermo eccoli, i bei maschietti. Un divorziato, un esaurito e un ciccione gareggiano nell'elargirle complimenti e deliziosi commenti. Tra una caccola e l'altra, uno peloso come un orango e sudato come una bestia le invia una frase poetica che sottintende la richiesta di un appuntamento, sperando di riuscire almeno una volta a non sfigurare come provinciale. Lei cerca complimenti, cerca innamoramenti, cerca coccole romantiche. Loro cercano sesso. Lei brama una carezza nei capelli da un principe azzurro, brama un delicato e lunghissimo bacio da un fotomodello ricco e famoso, brama una passeggiata per mano al chiaro di luna con l'attore protagonista del suo film preferito. Loro cercano sesso. Tra un rutto e una caccola, fanno i fighi su Facebook. Sono disposti a fingere qualche romanticheria, qualche coccola, qualche “preliminare”, pur di giungere all'obbiettivo. Anche quando si sentono sinceramente romantici, anche quando con sommo sforzo accettano l'idea di rinviare il sesso a data da destinarsi, in fondo in fondo sono attratti solo sessualmente. Le estati (e spesso anche le altre stagioni) passano per lo più così, dietro una tastiera, fingendo di essere ciò che non si è, dicendo cose che non si pensano, cercando ciò che servirebbe ad essere mandati via come maiali. Finzioni e ipocrisie nella vita reale, finzioni e ipocrisie su Facebook. Fingere su internet costa meno fatica che fingere nella vita reale. Puoi sempre mettere la foto di dieci anni fa, quando ancora avevi qualcosa da esporre senza sfigurare.

martedì 6 luglio 2010

Facebook è il posto ideale per uno stalker. Ha lì a disposizione un'infinità di notizie personali e foto della sua vittima. Può spesso vederne il luogo di lavoro o la scuola, può vederne la casa e gli animali domestici, può vederne i luoghi di ritrovo. Lo stalker è fortunato perché molte persone su Facebook accettano “amicizie” da sconosciuti perché amano far numero, oppure perché vedono qualche amicizia comune e si fidano. Pericoloso meccanismo. Uno stalker può creare una login fasulla, e approfittare del meccanismo per crearsi una rete di amici, per poi approfittare dello stesso meccanismo per farsi accettare come “amico” dalla vittima designata. Una volta che ne è “amico”, può vederne tutte le foto e tutto ciò che lascia in bacheca. Facebook è uno strumento potente e come tutti gli strumenti moderni viene utilizzato male da troppe persone. Non basta essere sospettosi nei confronti delle nuove amicizie: molti dimenticano il livello di privacy a qualcosa tipo “amici degli amici” e perciò, una volta visualizzata la lista degli “amici” della vittima, basta farsi “amicare” da uno di questi “amici” (generalmente quello che ha più amicizie, cioè che ha minor tendenza a verificare le nuove) e poi accedere alle foto e alle informazioni personali della vittima. Facebook è utile agli stalker, sia per il modo in cui viene utilizzato male, sia per l'idea di far “condividere” foto e informazioni personali e della propria rete di amici e parenti. Anche se sono stato abbastanza parco di informazioni e foto personali, una persona che volesse “stalkarmi” potrebbe riuscire a sapere molte cose di me.
Il capo, quando non è presente di persona a controllarci, prova col telefono. Squilla sulla prima scrivania. Undici squilli. Nessuno risponde. Un attimo dopo l'undicesimo squillo, squilla sulla seconda scrivania. Nessuno risponde. Dopo un'altra dozzina di squilli prova con la terza scrivania. Nessuno risponde. Infine tenta con la mia scrivania. Rispondo subito. Chiede notizie del collega della prima scrivania. Fuori in pausa pranzo. Allora chiede notizie del collega della terza scrivania. Fuori anche lui, sì, anche lui in pausa pranzo. Sta per chiedere qualcosa a me, su un argomento di cui non so assolutamente niente. Poi si rende conto che è inutile, oppure si rende conto che alle tredici e quindici sono tutti in pausa pranzo, me compreso. Ma non si accorge (o forse finge di non accorgersi) che ho risposto solo per fargli capire che nel mondo c'è qualcuno che ha capito quanto sia stato stupido il suo uso ossessivo dei telefoni interni.
Certe volte proprio non capisco perché in questa società si dia così tanta importanza al sesso.
Schizofrenia da donna degli “-anta”: sei sfiorita, alla tua età sei sfiorita, la menopausa si avvicina, le rughe e gli altri segni di vecchiaia diventano faticosi da nascondere. Ma cosa cerchi? Perché cerchi? Cosa hai trovato? Perché non l'hai trovato? Credi di trovare qualcosa qui ed ora? Subito? Credi che per essere ancora te stessa ci sia bisogno di vestirti come una sgualdrinella? Ti offendi mortalmente quando cominci a sospettare che sei considerata tale. Ma allora perché lo fai? Non esiste una spiegazione razionale.
Schizofrenia femminile. Ma insomma, cosa vuoi? Se ti vesti in quel modo vuol dire che cerchi esattamente quella cosa. Perché ti vesti così? Non mentire: la praticità non c'entra nulla, l'eleganza nemmeno. Ti vesti come una di quelle disprezzabili allo scopo di essere apprezzata? Non ti accorgi della contraddizione. No, non te ne accorgi, perché tu ti vesti così per far colpo su un cinque per cento di uomini che ti circondano e invece con fastidio ti accorgi di aver fatto colpo sul novantacinque per cento degli uomini rimanenti, specialmente quelli che detestavi di più.

lunedì 5 luglio 2010

Il capo discute a voce alta di una persona da assumere. Nel corridoio risuonano i suoi severi giudizi. Se è una persona capace, il capo ha da ridire sul carattere. Il capo vive come se avesse qualcuno perennemente alle sue spalle a ricordargli che l'azienda non può permettersi il minimo errore oppure il minimo ritardo oppure il minimo spreco. Come un ossesso, il capo non è mai contento, mai soddisfatto.
Un altro “caso da Facebook”. Donna sulla quarantina abbondante. Separata, probabilmente con figli. Mette a disposizione foto in cui mostra le sue “grazie” (sì, sono tutte foto di almeno dieci anni fa, non c'è bisogno di essere un mago per notarlo). Abbondano i suoi commenti sul “fare l'amore” (quanto è ipocrita questa espressione: ma come, l'amore è un'operazione che si “fa”?) Sempre pronta a sospirare sull'innamorarsi e sui luoghi comuni tipici delle adolescenti infatuate. Ma cosa cerchi nella vita? Perché alla tua età hai bisogno di rincorrere i sogni della tua adolescenza? Soprattutto domando: perché ti viene il magone ogni sera dopo la mezzanotte, specialmente dopo la mezzanotte del venerdì sera, sabato sera e domenica sera? Quanto dev'essere dolorosa la solitudine! Quanto devono essere dolorosi i ricordi di un tempo sereno, tempo neanche tanto lontano, tempo in cui dalla vita avevi avuto tutto: un uomo, una famiglia, un significato alla tua vita. Avevi tutto, tranne la garanzia che le cose belle durassero in eterno.

venerdì 2 luglio 2010

Fanno tutte quelle moine e poi ti mandano via infastidite. Succede su Facebook e nella vita reale. Ti inondano la bacheca di quelle oziosissime frasi romantiche ma di te non ne vogliono sapere. Svestite fino ai limiti della decenza (e talvolta anche oltre) ma quando ti avvicini sono tutte pudiche e riservate. Schizofrenia femminile. Su Facebook e nella vita reale.
C'era quel film in cui una ragazza con qualche handicap mentale veniva messa incinta da un conoscente. Dopo averla utilizzata per i propri porci comodi, il conoscente si dilegua. Mi rifiutai di credere che esistessero casi del genere, ma in questo mondo di cattiveria essere ingenui e indifesi significa essere soggetti ad ogni violenza fisica e psichica. Non basta desiderare di essere astuti e forzuti per diventarlo. La ragazza del film porta avanti la gravidanza quasi solo per inerzia, neanche ricordando come era stata ingannata e utilizzata. Immaginai di essere quel bambino diventato adulto e chiedermi: nasco per un'ingiustizia, ma almeno riesco a lamentarmene (ovvero sono vivo). Odio le ingiustizie e odio perfino pensare all'esistenza di ingiustizie. Ma talvolta dalle ingiustizie nasce qualcosa di grande e di imprevedibile. Come un bambino, che è vittima dello stupro (o del “sedotta e abbandonata”) tanto quanto la madre.

giovedì 1 luglio 2010

Sta per terminare un'altra brutta giornata di lavoro. Lamentarsi sul blog aiuta a scaricare i nervi (mi domando quale sia la percentuale di blog aperti solo per lamentarsi). Ma oggi non ho avuto neanche un attimo per respirare, neanche un attimo per lamentarmi. Diventa difficile trovare persino il tempo per lamentarsi. Mi chiedo poi quante persone leggeranno queste pagine di blog. Lamentarsi su un blog talvolta finisce per deprimere gli altri. Non vorrei apparire deprimente a nessuno, ed è per questo motivo che ripeto sempre che lamentarsi su un blog fa bene alla salute. Ci si libera di un peso, condividendolo con lettori virtuali che incontreranno queste pagine tra chissà quanti mesi. Vorranno manifestare solidarietà o parlare dei loro problemi. Li sento già vicini, anche se capitassero qui nel 2026. Li sento vicini anche se non avranno tempo o voglia di farmi sapere che hanno trovato almeno una riga di queste pagine che apprezzano o che li ha indotti a riflettere. La massima soddisfazione sarebbe qualche datore di lavoro che nel leggere queste pagine decide di cambiar vita e di trattare i suoi dipendenti come persone piuttosto che come schiavi da cui cavare la merce-lavoro.
Sessantuno minuti tra i due eventi. Evento 1: lei condivide sulla sua bacheca una citazione di una pagina volgarissima, aggiungendovi le sue risate. Evento 2: lei inserisce sulla sua bacheca una protesta contro gli uomini che hanno “il chiodo fisso”: fioccano decine di messaggi di solidarietà da parte di uomini con chiodo fisso ma un pochino più attenti a nasconderlo. Facebook è lo specchio della società attuale. Le donne amano la volgarità ma la apprezzano solo dagli uomini che considerano appetibili. Perciò si crea questo assurdo: prima manifestano pubblico compiacimento per la volgarità e poi subito dopo manifestano pubblico sdegno perché hanno scoperto di aver sollevato un vespaio di uomini “col chiodo fisso”.