domenica 23 febbraio 2014

Non riesco a dormire. Lei probabilmente è nelle mie stesse condizioni, ma con un muso lungo fino a terra. Ho toccato l'unico tasto che lei non gradiva: eppure qualche volta mi aveva avvisato, che avrebbe allontanato qualsiasi pretendente. Ma pensavo che lo facesse per tirare di più la corda, per verificare se io ci tenessi a lei.

sabato 22 febbraio 2014

Insomma, le ho detto solo due parole. “Sei speciale”. Tutto qui. Un aggettivo, “speciale”, che purtroppo è tradizionalmente il preludio ad una dichiarazione. Lei mi ha bloccato. Furiosa - contenuta ma furiosa - ha chiuso la chiamata dicendo che non dobbiamo più sentirci, o qualcosa del genere. Come un pivellino alle prime armi ho osato chiedere: “io?” Ma non so se mi ha sentito, forse la chiamata era già chiusa. Così le ho mandato un messaggino: “buonanotte”. Non sapevo cosa scrivere. In vita mia sono stato rifiutato innumerevoli volte: dopo le prime volte non provi più dolore, ci fai il callo. Ma ti resta sempre il dubbio di aver gravemente ferito i sentimenti di una donna. E così, dopo anni e anni, mi trovo ad averne ferita un'altra. Le donne sono strane. Sono suscettibilissime. L'aggettivo “speciale” è arrivato nel momento in cui lei non voleva sentirselo dire. Eppure per tutta la lunga chiamata era stata lei a tirarmelo da bocca in ogni modo. Tutto era cominciato come al solito, lei che si lamenta dei suoi difetti ed io che le facevo notare che non lo erano, o che almeno erano una cosa insignificante (significativa solo per gli ipocriti che passano l'intera vita a recitare la parte delle candide colombine). Fino a che lei mi chiede perché io non trovassi “difetti” in lei. Dopo aver ripetutamente nicchiato non ce l'ho fatta più e le ho detto: “sei speciale”. L'ho fatto per debolezza, quasi per distrazione, perché so cosa prova una donna che desidera sentirselo dire, e so ancora di più cosa prova una donna che non vuol proprio sentirselo dire. Pensavo che lei fosse della prima categoria, solo un po' più timida. Invece era della seconda, solo un po' più complicata: ha fatto di tutto per estrarmi quell'aggettivo dalla bocca, e non appena l'ho pronunciato dev'essere successo qualcosa. Sono ore che non riesco a dormire ripendando a quello che è avvenuto, rivedendo continuamente tutte le possibili ipotesi. Pensando magari che fosse un modo curioso per dirmi che le faceva piacere sentirselo dire. Temendo che lei avesse tratto drastiche conseguenze (avrà pensato a cosa inventarsi per liberarsi di me). Temendo addirittura che lei fosse già innamorata segretamente di qualcuno e non me lo avesse mai detto: ecco dunque un nuovo pretendente che tenta di minare il suo amore impossibile (se non fosse impossibile, non sarebbe successo tutto questo). Oppure, chissà, sarà semplicemente una di quelle che vivono come monache per tutta la vita senza nemmeno accorgersene, aspettando l'uomo giusto (ma nessun uomo è mai abbastanza “giusto”, se non per le galline sentimentali che restano adolescenti anche a 90 anni). Chissà.

mercoledì 12 febbraio 2014

Siamo nel 2014 e la pacchia è finita da anni. Pochi anni fa Facebook era il paradiso degli stalker. Ogni tanto cambiava le politiche di privacy e all'improvviso venivano fuori tanti segreti di tanta gente che non aveva immediatamente preso contromisure. Ancor oggi c'è gente che non sa di avere un profilo pubblico. Tra queste persone c'è la neo-svizzera che citavo ieri sera. Vive in un paesetto di quattromila abitanti. Lavora in una città vicina, che non sembra facilmente raggiungibile coi mezzi pubblici. Un deficiente di nove anni più giovane di lei clicca su “mi piace” su qualsiasi cosa lei pubblichi su Facebook. Non che pubblichi molto: nove volte su dieci sono le solite stupidissime vignette, e il resto delle volte si lamenta di cose insignificanti, come il maltempo. A volte vorrei avere un teletrasportatore per andare lì nel suo paesetto e incontrarla. Impresa molto ardua: cosa ci fa uno sconosciuto lì a chiedere di una donna che abita lì da anni proprio per sfuggire alla famiglia e agli amici? Allora ci vorrebbe una conoscenza importante presso l'azienda dove lavora. Così, quando lei va alla macchinetta degli snack, aspettarla lì facendo finta di niente. Mentre beve distrattamente il caffè, rivolgerle lo sguardo, uno sguardo da mendicante che sa già in anticipo di non essere meritevole di nulla, e aspettare la sua reazione. Uno sguardo di fastidio, mentre si allontana rapidamente. Oppure uno sguardo nervoso e impaurito, e si allontana rapidamente. Oppure uno sguardo distratto, come se non avesse visto nulla, e si allontana placidamente. Oppure uno sguardo sorpreso - il più improbabile - e magari un accenno di sorriso. Quando Facebook era il paradiso degli stalker, si potevano fare tante cose, si potevano inventare incontri imprevisti. Oggi non è più così. Oggi ho il nome di una città oltreconfine, e nient'altro. Google non mi è di aiuto.

martedì 11 febbraio 2014

Anche lei era sveglia, simpatica, bella, intelligente, dolce, era tutto... ed anche lei era anche figlia unica di una coppia di squilibrati che pretendevano da lei i soldi dello stipendio perché dovevano ripagare lo strozzino. Ebbero un insperato doppio colpo di fortuna: lo strozzino, a causa di un incendio, non fu più in grado di esigere soldi. Inoltre il padre di lei gli aveva firmato un assegno a matita e lo strozzino aveva tentato di modificarlo con la gomma prima di incassarlo ma gli andò malissimo e perse anche quell'ultima briciola. Quel doppio colpo di fortuna durò poco: alcuni mesi dopo i due anziani erano di nuovo nelle grinfie di un altro strozzino, stavolta di quelli “legalizzati”. Ma la fortuna aveva volto loro le spalle: la figlia aveva avuto un'occasione irripetibile per andare a lavorare in Svizzera. Sottinteso: mi dispiace, ma il mio stipendio mi serve per vivere, non posso più darvi la paghetta per tamponare i vostri guai: datevi una regolata e smettetela di accumulare nuovi debiti per pagare vecchi debiti. Consiglio accettato solo parzialmente: ma lei è riuscita a costruirsi una vita senza più vergogne e senza più preoccupazioni di come pagare di qua e di là. Non è riuscita a formarsi una famiglia, non so perché. Ma ora grazie a facebook so che c'è un cretinetto di nove anni più giovane di lei che clicca su “mi piace” ad ogni cosa che lei pubblica. Non so perché ma mi sento geloso.