sabato 22 febbraio 2014

Insomma, le ho detto solo due parole. “Sei speciale”. Tutto qui. Un aggettivo, “speciale”, che purtroppo è tradizionalmente il preludio ad una dichiarazione. Lei mi ha bloccato. Furiosa - contenuta ma furiosa - ha chiuso la chiamata dicendo che non dobbiamo più sentirci, o qualcosa del genere. Come un pivellino alle prime armi ho osato chiedere: “io?” Ma non so se mi ha sentito, forse la chiamata era già chiusa. Così le ho mandato un messaggino: “buonanotte”. Non sapevo cosa scrivere. In vita mia sono stato rifiutato innumerevoli volte: dopo le prime volte non provi più dolore, ci fai il callo. Ma ti resta sempre il dubbio di aver gravemente ferito i sentimenti di una donna. E così, dopo anni e anni, mi trovo ad averne ferita un'altra. Le donne sono strane. Sono suscettibilissime. L'aggettivo “speciale” è arrivato nel momento in cui lei non voleva sentirselo dire. Eppure per tutta la lunga chiamata era stata lei a tirarmelo da bocca in ogni modo. Tutto era cominciato come al solito, lei che si lamenta dei suoi difetti ed io che le facevo notare che non lo erano, o che almeno erano una cosa insignificante (significativa solo per gli ipocriti che passano l'intera vita a recitare la parte delle candide colombine). Fino a che lei mi chiede perché io non trovassi “difetti” in lei. Dopo aver ripetutamente nicchiato non ce l'ho fatta più e le ho detto: “sei speciale”. L'ho fatto per debolezza, quasi per distrazione, perché so cosa prova una donna che desidera sentirselo dire, e so ancora di più cosa prova una donna che non vuol proprio sentirselo dire. Pensavo che lei fosse della prima categoria, solo un po' più timida. Invece era della seconda, solo un po' più complicata: ha fatto di tutto per estrarmi quell'aggettivo dalla bocca, e non appena l'ho pronunciato dev'essere successo qualcosa. Sono ore che non riesco a dormire ripendando a quello che è avvenuto, rivedendo continuamente tutte le possibili ipotesi. Pensando magari che fosse un modo curioso per dirmi che le faceva piacere sentirselo dire. Temendo che lei avesse tratto drastiche conseguenze (avrà pensato a cosa inventarsi per liberarsi di me). Temendo addirittura che lei fosse già innamorata segretamente di qualcuno e non me lo avesse mai detto: ecco dunque un nuovo pretendente che tenta di minare il suo amore impossibile (se non fosse impossibile, non sarebbe successo tutto questo). Oppure, chissà, sarà semplicemente una di quelle che vivono come monache per tutta la vita senza nemmeno accorgersene, aspettando l'uomo giusto (ma nessun uomo è mai abbastanza “giusto”, se non per le galline sentimentali che restano adolescenti anche a 90 anni). Chissà.

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