lunedì 30 agosto 2010

Non sembra più agosto. Non sembriamo esseri umani rientrati dalle ferie: sembriamo bestie. Strane bestie. Da un lato la frenesia del raccontare il milione di cose viste, fatte, sentite, ingigantendo ogni particolare come se queste ferie fossero state l'ultima irripetibile occasione della nostra vita (in realtà lo si fa solo per giustificare a se stessi l'enorme spreco di soldi in questi tempi di dura recessione)... dall'altro lato la frenetica ricerca del “qualcos'altro da fare”, che in realtà è un modo per non guardare alla mole di lavoro che si è già accumulata. Più vergognoso che strano, questo meccanismo umano: avidi di fatiche quando sono già stanchi, avidi di lavoro quando si vorrebbe solo passare una giornata tranquilla a raccontarsi le due settimane di riposo... che riposo non era, perché fiacca e occhiaie dimostrano che sono state stressanti per tutti, fino a ieri sera. Riposare stanca? E allora cosa è necessario per farci arrivare in ufficio il lunedì mattina puntuali e riposati? Squillano telefoni e telefonini, si aprono e chiudono porte, tutti hanno gran premura ma si fermano volentieri un minuto (cioè cinque, cioè ventisette minuti) per recitare un nome geografico aspettandosi gli “ooh” di stupore e ammirazione dalla platea. In questo formicaio aziendale non sembra più agosto. Sembra solo un'accozzaglia di bestie impazzite.

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