martedì 31 agosto 2010

Tutto questo tuo pubblicare su Facebook sembra diretto a me. Non hai il coraggio di dirmi che ti interesso, forse addirittura ti piaccio, e perciò inondi Facebook di tanti messaggi allusivi di cui forse solo io posso cogliere il bandolo, solo io posso cogliere la logica, solo io posso capire che in fondo mi stai chiamando. Potresti scrivermi un messaggio privato ma non vuoi sbilanciarti, hai paura che io banalizzi, hai paura di perdere l'occasione d'oro. Un diluvio di messaggi su Facebook, ognuno dei quali sembra chiamarmi per nome anche se parla di tutt'altro. Ti ronzano attorno come mosche sul miele (o sulla merda, perché per un animale lurido come la mosca, merda e miele hanno la stessa capacità di attrazione). Ti sganciano a grappoli i loro “mi piace”, ti disseminano di commenti i tuoi cambiamenti di stato, ti taggano su ogni fotina fotina fotina che “potrebbe” piacerti... Tu invece cerchi me. La tua solitudine si vede dal fatto che passi le notti su Facebook, specialmente la notte tra il sabato e la domenica, quando il resto del mondo va a divertirsi e gli assetati di compagnia si crogiolano nella solitudine.

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