martedì 11 gennaio 2011

Pensava a lei quasi ogni giorno. Senza muovere le corde vocali, ma con la bocca spalancata come se stesse urlando, immaginava di chiamarla a gran voce e di sentire l'eco solitario in mezzo a quelle ruvide pareti in cemento grigio. Lei naturalmente non rispondeva. L'ultima volta che aveva sentito la sua voce era stato due anni fa. Di frequente architettava qualche complessa giustificazione per chiamarla, ma poi lasciava perdere perché sapeva che lei avrebbe capito che era tutta una scusa. Lei non ne voleva più sapere di lui. Amici sì (ma con un grosso distacco), e nient'altro. Più passava il tempo e più la distanza aumentava e più si facevano complesse le costruzioni di fantasia su come incontrarla, come parlarle ancora, come dirle che la amava e che era pronto a tutto per lei. Ma lei non ne voleva sapere. Aveva riempito un intero quaderno con le poesie scritte per lei e con i disegni in cui si figurava i posti degli incontri romantici con lei. Si era ripromesso di darlo alle fiamme quando avesse saputo che lei aveva un uomo. Ma un giorno, dopo aver fantasticato ancora di incontrarla capì che aveva ideato un altro piano impossibile, si disse “nemmeno questo funzionerebbe” e strappò malamente il quaderno. Prese i fiammiferi e diede fuoco lì nella ceneriera. Rise un po', pensando che le lacrime che aveva cominciato a versare poteva giustificarle col fumo.

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti vengono generalmente pubblicati solo dopo l'approvazione dell'autore del blog.