mercoledì 30 marzo 2011

Avevo un colloquio importante. Mi aspettavo tanto, veramente tanto. La sera prima mi accorsi che avevo un'indicibile nostalgia di una donna. Mi sentivo innamorato, mi sentivo pronto a dichiararmi a una donna e pronto persino a subirne le conseguenze (il più duro dei rifiuti). Ma mi rendevo conto che quella tempesta di emozioni era dettata dalla consapevolezza di avere un colloquio il giorno successivo. Alle dodici del giorno successivo sarei entrato in quello studio ed avrei potuto parlare liberamente: ma non avevo la più pallida idea di cosa avessero in programma per me. Potevano magari aver già deciso di spedirmi a quel paese in compagnia di una gran quantità di inutili chiacchiere (come è sempre avvenuto da quando lavoro qui). Potevano probabilmente aver deciso di darmi una possibilità, senza però avere seriamente intenzione di prendermi qualora io avessi superato la prova che mi avevano preparato. Più probabilmente potevano aver deciso di fingere che il mio caso stava loro a cuore... solo per potermi sfruttare come pedina di un più grande gioco, pedina sacrificabile nel momento in cui non servirà più. Forse è per tutti questi motivi che pensai ad alcune delle donne a me più care, senza trovare il coraggio (per fortuna!) di telefonare a nessuna di loro (nessuna avrebbe avuto piacere di essere trattata come animale da compagnia). Poi mi rigirai nel letto fino a notte fonda, pensando alternatamente a come impostare al meglio ciò che avrei detto nel colloquio, e a come impostare al meglio ciò che avrei detto a ciascuna di queste donne. Riuscii ad addormentarmi, ma vissi ugualmente una notte assai agitata. Il giorno dopo, alle 11:30, scoprii che c'era uno sciopero degli autoferrotranvieri. Non avevo nessuno che potesse darmi un passaggio. Tentai di telefonare per avvisare del ritardo (sperando che loro stessi rinviassero l'appuntamento), ma trovavo sempre occupato. Mi avviai a piedi (ma non ce l'avrei fatta neanche in due ore di cammino). Alle 13:05 finalmente il loro telefono squillò: rispose una segretaria che disse che erano tutti a pranzo, e che prima delle 14 non avrei trovato nessuno, e soprattutto che non c'erano comunicazioni per me. Lasciai un messaggio per scusarmi e mi incamminai sulla via del ritorno, ripensando alle mie donne e a tutti gli inutili discorsi che avrei fatto ad ognuna di loro per affermarmi innamorato di lei.

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