mercoledì 2 marzo 2011

Avvenne quando ero bambino. Ero a casa di un amico. Giocavamo ad un grandioso videogioco, alternando una partita a testa. Dopo aver commesso un errore grossolano, l'amico “suicidò” la partita. “Ma che fai? Stavi andando bene”. E lui: “inutile giocare se non hai il massimo delle armi”. Per lui la partita aveva senso solo se poteva ottenere il massimo punteggio nel massimo trionfo. Un piccolo “gap” era sufficiente per gettare via tutto. Per fortuna l'ho perso di vista. Per me, anche al più insulso dei videogiochi, bisognava dare il massimo in ogni momento, anche di fronte ai più ingiusti e rognosi “gap” e “handicap”. Chissà, forse è perché non sono mai stato “ricco di videogiochi” come i miei compagni di scuola. Ammazzarsi solo perché per un fortuito motivo non c'è più la possibilità di trionfare, è la più stupida delle vigliaccherie. Quanta gente oggi teme i “gap” e gli “handicap” più della morte stessa. Quanti stupidi fanno grandissime vigliaccate solo per una delusione amorosa: come lo stupidissimo collega che si è licenziato perché non sopportava più di lavorare nello stesso luogo di colei che lo ha respinto. Vigliacchi. Bambinate da vigliacchi. Partite al videogioco della vita “suicidate” perché per un evento qualsiasi non si può più puntare al massimo punteggio nel massimo trionfo.

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