martedì 5 aprile 2011

Ancora mi sorprendo della velocità con cui i giovani si invaghiscono delle nuove canzonette sfornate dal mercato, e della velocità con cui si dimenticano di quelle delle ondate precedenti. La parola più inutilmente cantata è ovviamente “love”, cioè “amore”, cioè la parola che oggi rappresenta il vertice dell'ambiguità e dell'equivoco. Sono tutti convinti di sapere cosa significhi “amore”, sono tutti pronti a darti spiegazioni, convinti di essere più esperti di te, ma non sono altro che dei ripetitori di frasi fatte e di canzonette dell'ultimo grido.

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