lunedì 25 luglio 2011

La memoria di certe persone è come quella degli uccelli: breve, di poche settimane. Dopo poche settimane vanno in amnesia totale. Dimenticano perfino di aver litigato con te. Per la terza volta mi mordo la lingua dopo avergli detto: “ma tu allora quella volta non...?” Mi mordo la lingua perché gli sto ricordando una cosa che lui aveva probabilmente dimenticato: i dissapori che c'erano tra noi due. Lui, sorpreso: “no, cosa? quale volta?” Mi affretto a cambiare discorso: “no, ho confuso con un'altra persona”. Mi mordo nuovamente la lingua: la mia scappatoia è troppo banale, se ne accorgerà, mi schiferà, mi odierà. Invece, lui: “sei sempre così, dimentichi troppe cose”. Resto sorpreso e muto: sta recitando? Mi prende in giro? Dopo qualche secondo di silenzio capisco che fa sul serio. Sono stato fortunato. Non ricorda più “quella volta”, o almeno non la ricorda adesso: è il momento di entrare in azione, di andare avanti come se nulla fosse avvenuto, cogliere la palla al balzo: tutta la fatica che mi sarebbe servita per ricomporre questi dissapori è stata risparmiata dalla sua memoria corta.


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