lunedì 11 luglio 2011

L'arma del bambino è piangere. È un'arma: si riconosce dal fatto che viene attivata da un momento all'altro utilizzando subito la massima potenza: waaaah! Il bambino sa di avere un'arma temibile perché dopo i primi innocui pianti ha capito che agli adulti quel suono è odioso. Per questo, non appena ha il minimo sentore di trarne vantaggio, scatena immediatamente l'arma: waaaah! waaaah! Ricattati da quell'interminabile frastuono gli adulti si fanno in quattro per compiacerlo, se non addirittura per assecondarlo. La scarsa fatica di piangere è sempre ben ripagata. A volte i bambini piangono per motivi più sinceri: quando avvertono solitudine, quando avvertono dolore, quando avvertono fame. Sono ancora troppo piccoli per capire che solitudine, fame e dolore non passano urlando: waaaah! Genitori seri (purtroppo merce rara) sanno quando il pianto è sincero e quando non lo è. Piangi per un capriccio? Allora te le suono, così almeno piangi per il dolore. In quel caso il bambino comincia a poco a poco a capire che il pianto non deve essere usato come arma di ricatto ma solo come strumento di segnalazione. Non c'è da stupirsi che i bambini trattati in tal modo (punendo il pianto-ricatto e premiando il pianto-segnalazione) diventano più seri, più affidabili, più maturi. Si avviano cioè verso l'età adulta. Non come questi bambinoni che sono adulti per l'anagrafe ma sono capricciosi e prepotenti finché vivono, avendo da tempo sostituito il waaaah con altri sistemi di ricatto morale e di vile persuasione.

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