giovedì 10 febbraio 2011

Il tarlo dell'invidia. Lui dice poche parole: ogni suo monosillabo cattura l'attenzione di tutte le colleghe. Io sono qui da anni e devo quasi chiedere il permesso, prima di aprir bocca, perché altrimenti nessuna si accorge di me. L'invidia, come fare a non invidiarlo? Lui è qui da pochi giorni, e tra qualche settimana non ci sarà più: ogni cosa che fa sembra grande e importante, ricevendo complimenti e congratulazioni. Eppure fa le cose che ho sempre fatto io, e (non lo dico per rabbia) le ho sempre fatte meglio di come le fa lui. Invidia, maledetta invidia: gli scappa una scureggia e tutti sorridono perdonandolo di cuore. Se fosse successo a me, mi avrebbero deriso e preso in giro, ostentando un rumoroso silenzio per dare maggiore umiliazione. Sono invidioso di lui, lo ammetto. Perché mai ha tanto successo? Cosa ha di speciale, a parte l'essere di passaggio per poche settimane? Queste persone con “un che di magnetico”, quanto le detesto.

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