mercoledì 16 febbraio 2011

Una brevissima visita solo per consegnare un documento. “Sono sola in casa, oggi”, mi dice con una voce sommessa, quasi tremante, da cui era facile capire che desiderava che mi trattenessi. La saluto con cortesia, il mio tempo è già scaduto. Lei comincia a parlarmi del gatto, senza nemmeno alzarsi dalla sedia. Mi squilla il cellulare: il mio tempo è scaduto e vengo richiamato all'ordine. Evito di rispondere, la saluto per la seconda volta. Con visibile fatica si alza, accosta la sedia, mi accompagna alla porta. La saluto ancora una volta, esco ed attraverso velocemente il cortile, come preoccupato che il cellulare possa ricominciare a squillare. Lei è ancora lì, dietro la porta semiaperta. L'antidoto alla sua solitudine è stato, per oggi, solo quel salutare. La sua solitudine non consiste nello stare da sola a casa. La sua solitudine è la vita di tutti i giorni. Mi rasserenerebbe parecchio se oltre a me e al gatto esistesse qualcun altro che non la faccia sentire sola.

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