venerdì 9 luglio 2010

Sono rimasto incantato parecchi secondi a guardare la signorina scosciata di Facebook. Poi ho chiuso di colpo la finestra del browser e mi son detto che non devo perdere tempo. Poi dopo un po' sono tornato a guardarla. Ammiravo quella bellezza fisica e avvertivo non solo un fastidio, ma un dolore dentro, come qualcosa che mi urlasse dal fondo dello stomaco o ancora più giù, percepito come lontano e confuso. Dalle mie viscere, da quelle caverne buie e solforose, venivano su delle grida rabbiose. Sì, la signorina è appetibile: dà agli uomini voglia di sfruttarla. Gli uomini più romantici si inventeranno tante scuse per pensare che il proprio appetito sessuale sia delicato e amorevole. Ma istinto era e istinto rimane, quali che possano essere gli alibi delicati e amorevoli che uno va architettando per togliersi dalla testa l'impressione di essere un maiale come gli altri. Impressione veritiera. Non so se oggi sono romantico: so solo che nel vederla avevo come una sete, e quella foto era la foto di un bicchier d'acqua quando uno ha sete, che dopo aver bevuto non ci si pensa più. Solo che la foto del bicchier d'acqua non fa passare la sete ma la rende più fastidiosa, peggio che il parlar di corde in casa dell'impiccato. Un fastidio che diventa dolore e urlo. La signorina scosciata è lì in fotografia in una posa che inequivocabilmente (senza nessunissima ombra di equivoco) mi invita a farsi utilizzare e dal profondo del mio animo viene su un urlo rabbioso: voglio possederti senza amarti, vedo che vuoi essere sfruttata e voglio candidarmi a tuo sfruttatore. Chiudo di nuovo il browser, cercando di riflettere su quanto io sia maiale come gli altri. Mi vien voglia di riscrivere queste righe, romanzare questa riflessione. Titolo: “Maiale come gli altri”.

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