venerdì 16 luglio 2010

Facebook è un'invenzione grandiosa perché apre le porte ad ogni piccineria: ti permette di curiosare nella vita di persone di cui non te ne è mai importato nulla: a cominciare dai vecchi compagni di scuola di cui solo con gran fatica riesci a ricordare il nome. Nonostante i livelli della privacy, si finisce sempre per sapere che quella a cui stavi per dichiararti ha fatto un figlio con chissà chi ed è tornata a vivere dai suoi agli estremi confini d'Italia. Guardo la sua foto e immagino di essere io al posto di quel bambino a godermi il suo affetto. Sogno per qualche minuto una vita spensierata con lei, attonito davanti a quella foto, mentre qualcosa dentro di me continua a dirmi: le altre foto, le altre foto! corri a guardare le altre foto! Forse c'è qualcosa in più, probabilmente c'è qualcosa che voleva che tu non vedessi (infatti eccola in costume da bagno). Poi uno squillo di telefonino, non il mio, mi risveglia e mi fa tornare alla realtà. Non mi dichiarai a lei perché qualcosa mi diceva che sarebbe finita male. Era una donna con troppe amicizie maschili, troppa confidenza, troppa libertà di piantare in asso l'uomo che la ama. Quella foto mi aveva mostrato il risultato di tanta libertà: si è fatta ingannare e ingravidare da qualcuno che subito dopo l'ha piantata. Chissà quanti altri come me che hanno preso una cottarella per lei hanno poi scrutato quella foto per interi minuti.

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti vengono generalmente pubblicati solo dopo l'approvazione dell'autore del blog.