martedì 31 maggio 2011

Non sempre sono stato respinto dalle donne. C'era una volta Teresa, che si infatuò di me. Avevamo ventidue anni. Poche cose, a quell'età, riescono ad essere piacevoli come l'avere una coetanea che si è invaghita di te. Uso di proposito i termini “infatuò” ed “invaghita”. Quando si sbilanciò e mi lasciò capire che le piacevo, capii in un istante che nei tre secondi successivi mi giocavo tutto. Era una mattina di sole, di primavera, la luce dalle finestre inondava ogni angolo, c'era tanta gente in giro ma noi lì sulle scale sembravamo gli unici nel raggio di cento chilometri. Due secondi: mi gioco tutto. Per non tradire la fretta, non la guardai direttamente negli occhi. Con la massima tranquillità possibile, le chiesi se ci si poteva conoscere meglio. Con un grande sforzo cacciai via dalla testa tutte le ipotesi su quanto fosse stata giusta o sbagliata quella risposta. Lei annuì, mi salutò e sgattaiolò giù per le scale, lasciandomi un sorriso che mi sciolse il cuore. Risalii le scale in fretta, perché avevo il cuore a mille e dovevo aspirare il cielo nei polmoni per vincere la tensione (e soprattutto trovare un angolo dove poter gongolare senza essere visto). Fu una delle ultime volte che vidi Teresa. Nelle settimane successive comparve solo due o tre volte, aveva fretta, sembrava sempre distratta da qualcos'altro. Ventidue anni di età. Dopo qualche mese riuscii fortunosamente ad ottenere un numero di telefono fisso dove poterla rintracciare. Col cuore che batteva all'impazzata le telefonai e le chiesi come mai non si fosse più fatta viva (senza però alludere a quella conversazione da sogno che avemmo sulle scale), mi disse che era stata molto impegnata e declinò ogni altro invito ancor prima che potessi aprire bocca. Disperato, le chiesi se le andasse di vederci una domenica pomeriggio ma lei, che aveva già deciso di chiudere tutto, rispose freddamente: “no, non è il caso”. Una pugnalata al cuore. Mentre le lacrime già mi affioravano dagli occhi, la salutai con una voce musicale e gentile e riattaccai la cornetta. Solo allora mi resi conto che lei, un minuto dopo quella conversazione al sole, doveva aver completamente cambiato idea su di me. Non so come, non so perché. Cambiato completamente idea. Scomparsa del tutto l'infatuazione. Hai un uomo che ti ha detto di sì, hai capito bene che in questi sei mesi non ha fatto che pensare a te, e lo hai piantato un minuto dopo che lo avevi conquistato. Eravate fatti l'uno per l'altra. Per qualche attimo restai lì imbambolato, sul corso, a poca distanza dalla stazione, prima dell'incrocio, sotto un lampione fulminato, con un cielo nero che minacciava di diluviare da un momento all'altro. Teresa. Mi domando quante altre volte sospirerò ricordando il tuo nome.

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti vengono generalmente pubblicati solo dopo l'approvazione dell'autore del blog.