lunedì 12 settembre 2011

Ci pensi? Questa pagina potrebbe essere stata scritta un anno fa. Di notte anziché di giorno. A casa anziché in ufficio. Disteso anziché seduto. Come se l'insegnante di italiano una mattina, svegliandosi, avesse capito che quel giovane non era così per vizio, ma per malattia; non era così per orgoglio, ma per problemi esterni; non era così per carattere, ma per mancanza di salute. Come se il sottoscritto oggi fosse già morto da tempo (chissà, magari avendo già realizzato i suoi sogni) e questo blog proseguisse automaticamente, aggiornato da un software dimenticato da qualche parte, per bloccarsi poi all'improvviso quando la macchina che provvedeva viene disattivata, venduta, guastata. Come se il tempo fosse scollegato. Come se la metropolitana non fosse più il sollievo mattutino e la purificazione serale. Come se in metropolitana non ci fossero più donne dell'età giusta per sposarmi. Come se il capo grassone si svegliasse una mattina e si dicesse: ma dopotutto è il regolamento, perché mai dovrei fare mobbing contro un dipendente onesto? E venisse da me a dirmi: è tuo diritto, e mi farò in quattro per assicurartelo in tempi brevi, cominceremo subito, so bene che ne hai bisogno, non ti chiedo nulla perché tutto ciò che avrei potuto chiederti lo hai già dato con abbondanza. Ma un rumore improvviso (il fragoroso campanello del citofono) ti fa sobbalzare dalla sedia peggio che una doccia fredda mentre dormivi. La realtà è tutt'altro. La realtà è dura e infame, perché coloro che comandano sono duri ed infami, sono ignoranti che vogliono darsi arie da intellettuali, isterici che vogliono darsi arie da saggi, diffidenti che vogliono darsi arie da sapienti. La realtà è peggiore di qualsiasi incubo. Qualsiasi.

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