venerdì 16 settembre 2011

Tre giorni prima dell'inizio della scuola qualcuno bussò alla porta. Infastidita e allarmata andò ad aprire. Un ragazzino sugli undici anni era lì con un bloc-notes. “Mio figlio non c'è; lo troverai domani” gli disse tentando di non far notare il disappunto. “Sì, ma devo copiarmi gli esercizi di matematica, ho perso il libro, non so come fare...” Lei lo fece entrare, fecero un po' di zig-zag tra gli scatoloni. Gli trovò il libro di matematica e lui si sedette a copiare gli esercizi, imprecando per un attimo contro i fatidici “compiti per le vacanze” che era riuscito a rinviare di giorno in giorno fino alla sera prima, quando si era accorto che il libro di matematica era andato disperso chissà quando e chissà dove. Il suo scaffale di libri era rimasto un unico blocco fermo, dall'inizio dell'estate, a raccogliere polvere. Mai toccato, solo visto da lontano con ripugnanza. E quindi già dall'inizio dell'estate il libro di matematica era andato perduto. Ed ora mancavano meno di tre giorni all'inizio della scuola, al controllo feroce dei compiti delle vacanze, forse già al primo giorno, forse già alla prima ora! Si preannunciavano tre giorni zeppi di matematica, più l'umiliazione del dover andare a copiarli in extremis dall'unico compagno di scuola di cui conosceva l'indirizzo di casa ed a cui poteva chiedere un simile favore senza esserne deriso. No, di trovarli già risolti non ci contava: il suo amico era talmente disordinato ed approssimativo che oltre ad essere sbagliati ed incompleti sarebbero stati faticosissimi da ricopiare. Meglio prendere le tracce dal libro e andar via: ci vorranno solo dieci minuti, un quarto d'ora al massimo! Dopo più di un'ora finalmente, sudato, ricopiò l'ultima traccia. La donna era rimasta in cucina a sfaccendare ma non lo perdeva mai di vista. Il piccoletto ringraziò sorridendo ed andò via. Alle ventidue della sera prima dell'inizio delle lezioni era fermo ad ancor meno di un terzo degli esercizi di matematica. “Ho quasi finito!” aveva gridato per reazione alle imprecazioni di sua madre che gli rimproverava di essersi ridotto all'ultimo minuto dell'ultimo giorno. Il mattino dopo andò tutto tremante a scuola. Prima ora, matematica. Riepilogò mentalmente tutte le scuse architettate per giustificare il mancato svolgimento degli esercizi. Sentì dire che l'amico dal cui libro aveva copiato le tracce era andato a vivere in un'altra città e pertanto non lo avrebbero più rivisto a scuola. Entrò un uomo in giacca e cravatta, si fermò alla cattedra e disse: “beh? Non vi hanno insegnato a salutare? Sono il vostro nuovo insegnante di matematica e voglio vedervi tutti in piedi, silenziosamente, per salutare. Sia all'inizio dell'ora che alla fine dell'ora!” Il ragazzino con due terzi degli esercizi non fatti tremò di gioia: nuovo professore, niente verifica! Dopo i primi minuti di appello e di convenevoli, la saccente del terzo banco disse a voce alta che avrebbero potuto passare l'ora verificando gli esercizi per le vacanze. Con un tempismo incredibile, mentre qualche altra diceva “sì, li ho portati anch'io”, tutti i ragazzi lanciarono le loro più impressionanti scuse, che vanificavano l'originalità (e dunque la credibilità) del ragazzino già umiliato dalla tre-giorni-di-matematica. Quando finalmente riuscì a parlare, il nuovo insegnante finalmente lo interruppe: “lo so bene che sono tutte scuse, e so anche che quasi nessuno di voi ha davvero messo mano a quei compiti”.

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti vengono generalmente pubblicati solo dopo l'approvazione dell'autore del blog.