giovedì 29 settembre 2011

Ieri sera sono stato espulso dalla chat. Di nuovo. Sempre con lo stesso metodo. C'è un personaggio isterico che spara a tutto e a tutti. Ieri mattina qualcuno ha fatto sapere al personaggio isterico che c'è qualche altro personaggio che mormora, che usa linguaggio scurrile, e via moraleggiando. Ieri sera compare in chat un amministratore. Non parla, ma ascolta, osserva, misura col calibro le parole. Ed alla prima battuta che un isterico collegio di educande puritane potesse ritenere almeno lontanamente volgare... zac! Mi blocca per sempre. Dopodiché l'amministratore della chat torna di nuovo in letargo (come avvenne già la prima volta) per settimane, mesi. I veri responsabili, i campioni di volgarità e di calunnia, che in quel momento o non erano presenti (per loro fortuna) o avevano taciuto per qualche minuto (per loro furbizia) sono salvi. Nelle chat, insomma, funziona così, proprio come nella vita reale. La cosiddetta giustizia è stata assicurata colpendo uno che “non rispetta le regole”, cioè colpendo me, reo in quel momento (in quel momento!) di non essere stato totalmente silenzioso. Per chi va a caccia del pelo nell'uovo, qualsiasi parola (qualsiasi!) è sufficiente per una condanna esemplare e definitiva. Proprio come nella società di oggi, col suo assurdo equilibrio fatto di ingiustizie, con le sue leggi che si “interpretano” per gli amici del potere e si “applicano con durezza” a chi è reo di non aver passato una vita intera a far da lacché dei potenti. Nelle chat è proprio come nella vita.

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