venerdì 8 ottobre 2010

Alcuni anni fa ero disperatamente alla ricerca di un lavoro. Fui messo in contatto con uno che ancor prima di conoscermi già pareva aver detto che si sarebbe prodigato per farmi trovare un lavoro. Non avevo gran voglia di incontrarlo ma cedetti alle insistenze di coloro che me lo presentavano. Parlò per più di un'ora solo per dirmi che presto si sarebbe fatto vivo per comunicarmi dove fosse stato ottenuto un colloquio di lavoro per me. I pochi istanti che mi concesse di parlare passarono tutti per descrivere sommariamente la mia esperienza. Poi, il buio. Passarono giorni. Passarono altri giorni. Con una notevole ritrosia tentai di contattarlo. Fu l'ultima volta che ci riuscii. “Sì, sta' tranquillo, sto prendendo contatti, ho a cuore il tuo caso, non preoccuparti, tra un po' di giorni o qualche settimana al massimo ti chiamo”. Lo immaginai in quella sua orrenda cravatta mentre inondava di chiacchiere qualche altro disoccupato. Passarono i giorni. Passarono due settimane. Alla terza settimana tentai di chiamarlo ma non rispose. Avrei voluto dirgli che visto che la faccenda andava per le lunghe ero intenzionato a cercare altrove perché non potevo rimanere fermo così come un cane tonto. Non riuscii a dirglielo ma fu come se lui mi avesse sentito: mi mandò il giorno dopo un SMS in cui mi diceva di pazientare alcuni giorni, “pochissime settimane”, perché “qualcosa di grosso bolle in pentola”. Fu l'ultima volta che mi scrisse qualcosa. Cominciai a cercare lavoro e ad evitare le persone che mi avevano presentato il grassone gradasso con l'orrenda cravatta, ma non avevo ancora perso le speranze. Ogni giorno guardavo il calendario e mi accorgevo che l'estate si avvicinava a grandi passi. Nei primi giorni di giugno uno degli amici che mi aveva presentato quella specie di “mago del trovar lavoro” mi fece sapere che l'orrenda cravatta stava muovendo mari e monti per risolvere il mio caso e che probabilmente “anzi, certamente” aveva trovato una grande azienda che cercava un “profilo” come il mio. Ancora pieno di speranza, chiesi il nome di quest'azienda. “No, per ora non si può dire”. Come? Non stiamo mica assumendo un ingegnere multinucleare in una multicentrale multiatomica multisegreta. “No, è che per ora ci sono ancora contatti in corso”. Ma posso almeno mandare io un curriculum? Non costa niente. “No, se lo mandi lo ignoreranno; è meglio che facciamo le cose come dice lui”. Tentai di dire che Orrenda Cravatta finora aveva concluso assai poco e che mi aveva tenuto bloccato per tutto questo tempo ma fu un errore poiché mi fu risposto con gravità: “non ti fidi?” Passarono i giorni, e poi altri giorni e poi le settimane. Trovai un annuncio su un giornale: un'azienda cercava uno col mio “profilo”. Telefonai, mi fissarono un appuntamento per i primi giorni di luglio. Il colloquio andò benissimo: “cominci a lavorare a settembre”. Aspettai giorno per giorno che Orrenda Cravatta si facesse vivo solo per la soddisfazione di dirgli: “no, ho già risolto da solo”. Ma il filantropo Orrenda Cravatta, specialista nel trovare rapidamente un lavoro a chi ha urgente bisogno di lavorare, non si fece vivo né in estate né in autunno. Uno dei suoi fan, nel periodo natalizio, incontrandomi per caso tentò miseramente di articolare qualche suono, ma lo interruppi gustandomi la sua umiliazione.

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