lunedì 25 ottobre 2010

Dopo tre stazioni sale sull'Intercity questo giovane con aria un po' intontita. Siede al suo posto davanti a me e tira fuori un pacchetto da cui sbucano fili da ogni parte. Lo pone accanto al finestrino e continua impacciato nel tentare di farlo funzionare. Assistevo alla scena di questo stravagante appassionato di elettronica cercando di indovinare quale piccola magia dovesse scaturire da quel groviglio di circuiti, quando l'anziana donna seduta accanto a me comincia a dire a voce insolitamente alta che in treno, per fortuna, c'è la polizia. Sembrava una che avesse avvertito minaccia di stupro immediato. La sua vicina, in un primo momento preoccupata del non fare la figura della provinciale, viene infettata presto dalla stessa ansia. Anche lei, a voce inspiegabilmente alta, comincia a parlare di “polfer” e “digos” come se una minaccia imminente stesse per abbattersi sull'intero sistema ferroviario italiano. Un istante dopo fa loro eco il tizio di mezza età seduto lato corridoio, aggiungendo il gesto intimorito del tirare più a sé la grossa borsa che portava. Quando nomina anche lui la “polizia” decido che non se ne può più e alzo la voce anch'io: signori, ora questo giovanotto ci spiegherà che è un hobbysta a cui piacciono i gippiesse... sapete cosa sono i GPS, vero? Devo essere stato talmente freddo e tagliente da ridurre per un attimo al silenzio gli astanti. Ma solo un attimo. Il giovanotto finalmente si accorge che esiste il resto del mondo e, alzando lo sguardo, tenta di spiegare che non si tratta di un GPS ma di un ricevitore di segnali di non ricordo più cosa. Ma i tre astanti, liberati almeno parzialmente dalle loro paure (e risvegliati dalla mia voce tagliente) mandano giù un fiume di parole con tutti i più triti luoghi comuni che si possano immaginare: “terrorismo islamico”, “attentati”, “fili pericolosi”. Dopo aver inutilmente ripetuto almeno tre volte che chi segue troppa TV diventa troppo facilmente impressionabile, dopo aver ripetuto ancor più volte che un “terrorista” se vuole ottenere il suo scopo fa di tutto per non farsi scoprire (mentre il giovanotto sembrava quasi far di tutto per farsi notare ed elogiare: tipica vanità da adolescenti alla scoperta del mondo), approfitto di una imminente fermata del treno per raccogliere le mie cose e fingere di dover scendere. Piantarli in asso e basta: gli ultimi quaranta minuti di viaggio posso farli in piedi, nella vettura più lontana possibile da questi mammalucchi che vedono un “terrorista islamico” in ogni anfratto, vedono un “pedofilo” in ogni anfratto, vedono “antisemitismi” e “omofobie” in ogni anfratto. Hanno la ferrea abitudine di vedere ciò che non esiste ma che la televisione ha comandato di vedere, terrorizzati dall'esser presi per chi non combatte i “mali” che la TV dichiara essere tali. Benvenuti nel “1984” di Orwell!

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti vengono generalmente pubblicati solo dopo l'approvazione dell'autore del blog.