giovedì 14 ottobre 2010

Vedo che Facebook mi presenta la richiesta di amicizia di una donna. Avremmo una mezza dozzina di amici in comune, dice Facebook. Dato che è una donna accetto immediatamente l'amicizia, poi clicco sul suo nome per vedere chi è. Prima delusione: la foto. Non ho nulla contro le donne obese ma lei è una cicciona. “Cicciona” non indica le dimensioni fisiche ma indica il modo di rapportarsi al proprio corpo. Anche una donna massimamente obesa, con il giusto sorriso e con un gradevole abbigliamento può riuscirti simpatica, simpaticissima, desiderabile. Non potendo smerciare il proprio aspetto fisico, le donne “assai sovrappeso” curano di più la femminilità, modellano di più il carattere, valorizzano di più gli aspetti apparentemente secondari. Conoscono la differenza tra uno sguardo volgare e un'espressione che scioglie il cuore. Sanno la differenza abissale tra il dolce ammaliare e il solito volgare sedurre (al punto che quando scopri che è già “ufficialmente fidanzata” ti viene un po' di fitta al cuore, pensando che qualcuno prima di te ha saputo apprezzare la di lei dolcezza). Lei no, lei era una cicciona, cioè una che non sapeva queste cose e si limitava a odiare il proprio corpo. Le sue foto sembravano gridare: “sono una brutta cicciona e me ne vanto”. Odia il suo corpo e perciò ce lo impone. Ma nel profilo scopro qualcosa di peggiore: è assidua frequentatrice di una setta protestante (“evangelici”, si autodefiniscono pur non essendo per nulla tali). Le donne che odiano se stesse finiscono sempre nei circolini idioti di sfaccendati che hanno lo stesso vizio (gruppi protestanti, gruppi teatrali, perfino certi gruppi che tentano di farsi omologare come volontariato). Nella sua bacheca Facebook furoreggiano i proclami religiosi della sua setta nascosti dall'ipocrisia delle parole. Sarebbe come se un dipendente di una ditta di dolcificanti augurasse ogni giorno “buon caffè all'aspartame” a chi non beve mai caffè (tanto meno conciato con l'aspartame). Quando avevo già deciso di cancellare la sua amicizia ho avuto un moto di pietà per la brutta-cicciona-che-odia-il-suo-corpo. Cerca compagnia, poveraccia. Si sente sola, odia se stessa perché si sente sola, ma sprofonda nella solitudine proprio perché odia se stessa. Non sa sorridere in modo puro, non sa scoprirsi serena per un minuto, non ha altro argomento di conversazione che quelle noiose frasi prese dalla Bibbia. Via, brutta cicciona, via dalle mie amicizie. Ci rivedremo quando avrai smesso di odiare te stessa, ci rivedremo quando ti sarai riappacificata col tuo aspetto fisico, ci rivedremo quando potremo parlare di qualcosa di più dolce che non la salamoia dei Salmi, le previsioni del tempo e il conteggio cuoricini in bacheca.

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