venerdì 22 ottobre 2010

Nel centro del cuore di ogni donna c'è un'attitudine a prostituirsi. Me ne resi conto in giovane età, quando andai a far visita ad un'amica. Avevo candide intenzioni ma le mie mani erano vuote. Appena mi vide mi disse qualcosa di complicato che oggi potrei interpretare con queste parole: “ma come? non mi hai portato nessun regalo? e allora oggi ti tratterò freddamente”. Sul momento non ci feci caso ma col passare degli anni quell'episodio ha cementato la mia convinzione che la totalità delle moine femminili sottintende (anche se solo inconsciamente) una compravendita. Qualche anno più tardi ne ebbi la conferma. Stavolta avevo portato un piccolo regalo. Piccolo di valore economico, ma significativo in quanto mi era stato espressamente richiesto. Lo scrutò, mi ringraziò telegraficamente, lo mise da parte nel posto dove si depositano gli oggetti da dimenticare e mi disse qualcosa che oggi potrei interpretare con queste parole: “ma come? ti presenti qui con questa miseria? coccole e moine, puoi scordartele!” In ogni donna alberga un'attitudine a prostituirsi. Ogni donna. Qualcuna più sfacciata, qualche altra più timida, qualcuna più esigente, qualche altra (rara) più facilmente accontentabile. Ma è sempre un “do ut des”, con il “des” che viene rigorosamente calcolato, squadrato, misurato, valutato, quantificato, pesato, deprezzato prima del “do”. Un commercio. La donna sa che cerchi coccole (e sesso) e sa che può vendertene a caro prezzo, dove “caro” significa che il prezzo può lievitare ad libitum fino all'ultimo momento. Si distinguono dalle baldracche solo per le formalità e per il listino prezzi. Per il resto hanno tutte (dico tutte) il meccanismo prostituente ben cementato nel cuore. Cerco una donna che sappia tenere a bada questo perverso meccanismo e sappia amare senza commerciare e sappia amarmi senza odiarsi. Chissà se la troverò mai.

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