mercoledì 8 settembre 2010

Detesto questo lavoro. Ma forse chiunque detesterebbe il suo lavoro nel momento in cui i capi gli comandano di gettare alle ortiche i progressi delle ultime settimane, di ricominciare da quel punto lì in tutt'altra direzione, e di avere un mese di tempo per completare alla perfezione ogni cosa. Vietato ammalarsi. Vietato ritardare anche di un solo giorno. Vietato obiettare che si può fare solo quel che si riesce a fare. Vietato tutto. Se mi dessero un mese in più potrei rifare tutto da capo. Ricominciare da zero e abbandonare questo caos. No: il cliente esige tutto pronto tra un mese. Poco importa che sarà una terribile montagna di mezze correzioni, mezzi tentativi, mezze soluzioni... pilastri di cemento armato tenuti insieme da un filo di cotone, sperando che non tiri vento fino alla consegna... blocchi di granito uniti da pochi centimetri di nastro adesivo, sperando che la colla regga fino alla consegna... motori di navi tenuti insieme con strisce di carta velina, sperando che nessuno tenti di accenderli prima della consegna... Già, perché la consegna è il momento in cui decadono tutte le mie responsabilità. Vedete? Ho consegnato in tempo, proprio come desideravate. Vedete? Ho fatto tutto quel che mi era chiesto entro la scadenza richiesta, proprio come mi comandavate. Vedete? Ora è il cliente a lamentarsi, proprio il giorno dopo che si dimostrava che avevo compiuto l'impossibile compito che mi avevate affidato. L'importante è essere riuscito a completare la Mission Impossible senza distruggermi i nervi nell'ascoltare le impossibili richieste dei capi e le utopiche assurdità del cliente.

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