mercoledì 29 settembre 2010

“Io sono la via, la verità e la vita” recitava lo striscione che il parroco fece affiggere tra due edifici. Tutte le autovetture ci passavano sotto, non potevano ignorarlo. Anch'io, a piedi, ci passavo sotto e pensavo a quanto sia cretino quel parroco. Penso che il parroco sia un cretino perché i miei problemi non vengono risolti da quelle parole. Quelle parole non mi rasserenano: la mia vita sembra essere lontana mille miglia. Subisco mobbing, vivo in una casa da terzo mondo, non trovo una donna adatta a me, la salute scricchiola, i soldi non bastano mai. Quelle parole non mi rasserenano, non mi danno un filo di speranza: mi sembrano parole vuote, come se fossero fatte solo per chi è già “dentro” quella cosa. Lo striscione recitava: “Io sono la via, la verità e la vita”. Tutto qui? Se ci fosse stato scritto “lotta di classe” oppure “frigocongelatore a 299 euro” sarebbe stata la stessa cosa. Lo striscione andava bene negli anni trenta, negli anni quaranta, quando le parole non erano inflazionate come oggi, quando una frase implicava un solo unico preciso significato, quando non c'era un diluvio di parole come oggi. Quelle parole non sono fatte per stare su uno striscione. Lo striscione rappresenta solo la voglia di mettersi in mostra di un parroco ormai ignorato da tutti, un uomo che vive nel suo mini-club di cui è rappresentante locale, con le sue sempre meno numerose vecchiette (che si estinguono per cause naturali e vengono sempre più raramente sostituite da altre vecchiette). Quello striscione è come un grido: “ehi, esisto anch'io! ehi, io sono importante perché ho da dire qualcosa di importante!” e nonostante tutta l'ipotizzabile importanza, nessuno si cura più di lui. Quello striscione recita delle parole a cui nessuno dei cittadini dà importanza, quello striscione rappresenta solo il tentativo di un parroco di dimostrarsi esistente agli occhi del 99% degli automobilisti e dei passanti che lo ignoravano prima e continueranno ad ignorarlo adesso. Quelle parole non dicono più nulla perché sono come gocce d'acqua versate nel mare. Il mondo cattolico è in via di estinzione perché si è ridotto a ripetere slogan, come se determinate sequenze di parole (“la-via-la-verità-la-vita”) fossero formule magiche tali da risvegliare l'interesse di chi ha problemi seri, concreti, reali (come il mobbing, come la salute, come i soldi, come la vita sentimentale). Il mondo cattolico non affonderà travolto dagli scandali; al contrario, affonderà travolto dagli sbadigli.

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