mercoledì 1 settembre 2010

Quando vedo quelle cose mi viene spontaneo dire: su, prendiamo atto dei problemi e risolviamoli in un sol colpo. Concediamo libertà di matrimonio dai 16 anni in su (14 per le ragazze), come avveniva una volta, e contemporaneamente vietiamo il divorzio, come una volta. Così chiunque sia convinto che la propria infatuazione sia “amore eterno” potrà subito coronare il suo sogno, senza favolette per idioti, senza dover “aspettare” di diventare “grandi”. Ma col divorzio reso illegale, tutti saranno costretti a distinguere tra infatuazioni passeggere adolescenziali (che capitano anche a ottant'anni di età) e amore vero. Saranno costretti a distinguere tra attrazione sessuale e sentimenti veri. Saranno costretti a guardare la bellezza interiore, perché quella bellezza che hanno a 14 anni, a 24, a 34, è destinata a sfiorire davanti ai loro stessi occhi (sebbene non così velocemente come invece avviene per coloro che si sposano dopo i trenta). Saranno tutti costretti a pensare alla gravità assoluta del tradimento, odioso anche se compiuto solo con uno sguardo o un pensiero, perché l'amore vero non ha una data di scadenza come le bottiglie di latte e l'amore “eterno” non è “eterno solo finché mi fa comodo”. Sarebbe una nuova società, questa, dove una quindicenne potrà lecitamente abbandonare la scuola per aver tempo per il marito ed i figli, dove un sedicenne potrà legittimamente abbandonare le noiose pagine di Petrarca e della trigonometria perché gli tolgono tempo dal lavoro umile ma dignitoso che gli occorre per mantenere la sua gioia (moglie e figli) a cui ha dedicato la vita, mentre viene invidiato dai suoi compagni più “adulti” (solo all'anagrafe) che insistono nel bramare un titolo di studio senza studiare, uno stipendio senza lavorare, un divertimento che lascia più annoiati e stanchi di prima, una vita da farfalloni in attesa della “donna giusta” che non compare mai, per poi essere costretti ad accontentarsi di una donna usata mille volte e che ha giurato amore “eterno” a mille uomini diversi prima di loro.

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