mercoledì 15 dicembre 2010

C'è una cosa che non capisco. Perché quando si parla di licenziamenti, siamo sempre minacciati noi che materialmente lavoriamo? Perché non rischiano mai il posto quegli inutili dirigenti e quegli inutilissimi commerciali? I primi non fanno altro che “prendere decisioni”. Ci vogliono così tante persone (e chissà quanto ben pagate) per “decidere” cose all'altezza di un adolescente? I secondi non sono altro che degli inutili passacarte. Ci vogliono così tante persone (e chissà quanto ben pagate) per passare carte? Questi ultimi lavoreranno (si fa per dire) un'ora al giorno in totale (quando c'è veramente parecchio da fare). Quelli che “prendono decisioni” sforzeranno le meningi per tre minuti al giorno (quando c'è veramente tantissimo da fare). E allora? Quando l'azienda deve snellirsi, vuole snellire sempre partendo da chi materialmente produce qualcosa di concreto? Perché? Abbiamo torto a pensare che la lobby dei passacarte e dei pensatori decisionisti sia fatta di bestie feroci che si proteggono a vicenda contro noialtri che materialmente produciamo? Come fanno quei nullafacenti a non rendersi conto che il loro ricco stipendio è garantito proprio dalla fatica di noi che produciamo? Togliendo di mezzo noi, è come uccidere (per fame) la gallina dalle uova d'oro. Se l'azienda licenziasse uno di loro, risparmierebbe l'equivalente di almeno due o tre di noi, senza ridurre assolutamente la “produzione”. Un passacarte in meno non è un dramma. Figurarsi un pensatore decisionista pensoso e incravattato, parassita per eccellenza, capace solo di indire riunioni per farvi comizi interminabili, prolungarle fino allo svenimento per noia, esporre quelle orrende cravatte cinesi pagate come se fossero italiane, e decidere della nostra buona e cattiva sorte come se noi fossimo delle stupide pedine su una stupida scacchiera.

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