lunedì 20 dicembre 2010

Dopo la Grande Delusione cominciai a fumare. La Grande Delusione mi aveva lasciato con una strana posizione delle labbra. Innaturale, tesa. Ferma. Un'espressione di perplessità stampata con chiarezza nel mio volto, particolarmente nella bocca e negli occhi. Con le labbra così, leggermente scostate, era naturale metterci una sigaretta. Non ero mai stato attratto dal tabacco, prima. Ma adesso, come per vendicarmi della Grande Delusione, piazzavo una sigaretta. Ero lì dal tabaccaio per un motivo che non ricordo più. Indicai l'ultimo pacchetto di sigarette di uno degli scomparti alle spalle dell'anziana donna vestita di un rosso cupo senza proferir parola. Lei lo aggiunse alle altre cose e disse il prezzo. Pagai ed uscii silenzioso, senza batter ciglio. Non so perché ma avevo con me dei fiammiferi. Una persona normale che non fuma non porta i fiammiferi con sè. Io in quel momento li avevo. Aprii lentamente il pacchetto di sigarette e ne tirai fuori una. La posi tra le mie labbra, come sigillo per la paresi dovuta alla Grande Delusione. Passeggiai per un po' prima di accenderla, come se tra me e me fossi stato curioso di vedere se l'urlo sordo che avevo dentro me l'avesse fatta gettar via all'improvviso. Invece, come obbedendo a un ordine scritto, l'accesi. Un saporaccio orrendo invase la bocca e fu l'ultima volta che fui tentato di gettar via una sigaretta. Sono passati sei anni, ventidue giorni, sei ore e trentaquattro minuti dalla Grande Delusione. La bocca, da qualche tempo, è tornata alla normalità. Ma l'urlo che mi porto dentro per l'ingiustizia che mi toccò subire è ancora grande, è grande come quel giorno. L'enorme tributo di sigarette mi ha forse raddrizzato la bocca ma non mi ha mai sanato neppure di un millesimo.

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