venerdì 17 dicembre 2010

Quella volta Babbo Natale mi gratificò un giocattolo stupendo. Non era esattamente il modello che avevo chiesto: il budget di Babbo Natale doveva essere inferiore a quel che avevo previsto. Oppure Babbo Natale non aveva saputo imbroccare la vetrina giusta del negozio giusto, che pure mi ero affannato a segnalare. Accettai comunque di buon grado l'aggeggio e mi immaginai pilota provetto mentre venivo lasciato solo in compagnia del mio giocattolo, ebbro di contentezza come un giovane sposo che arriva casto alla prima notte di nozze. Poco meno di tre giorni dopo il giocattolo era rotto. Piansi più per rabbia (non potevo accusare altri che la mia distrazione e la nota fragilità di quell'arnese) che per dolore. Avrei a lungo fantasticato ancora di essere un pilota provetto, ma stavolta senza il giocattolo adatto. Avrei fantasticato e basta. Avrei sognato senza lo strumento adatto per quel tipo di sogno. Ancora molte settimane dopo speravo in cuor mio che si trovasse qualcuno (un negoziante? un laboratorio specialistico?) capace di aggiustare quell'aggeggio. Sognavo ad occhi aperti che mi dicessero: non si può aggiustare per cui ti diamo il modello più avanzato (che era esattamente quello che avevo domandato a Babbo Natale): quella sì che sarebbe stata giustizia, seppure a prezzo di tanti giorni di dolore. Ma non ci fu niente da fare. Per mesi conservai quel cadavere di plastica, per poterlo ancora guardare e sognare (quel poco che si poteva ancora sognare con un giocattolo inutilizzabile), finché per un po' di tempo smisi di tornare nello sgabuzzino a coccolarlo. Mi accorsi per caso, molto tempo dopo, che non era più lì. I miei avevano fatto sparire quel pezzo di spazzatura costato a me tanto dolore e a loro la sensazione di aver fatto bene a comprarne uno economico vista la rapida morte. Ma lo ricordo ancora oggi, ricordo il colore, la forma, lo ricordo come se lo avessi visto un minuto fa, ricordo la sensazione al tatto, la gustosa sensazione che mi dava sfiorandone la plastica (che non era di qualità ma era comunque del giocattolo e quindi per me aveva decisamente valore). Non era il migliore per sognare di essere piloti, ma era il mio, era di mia proprietà, totalmente e unicamente mio. A volte mi domando se l'esperienza di veder nascere un proprio figlio desse ad un padre altrettanto movimento del cuore.

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