mercoledì 1 dicembre 2010

Salvo poche eccezioni gli atei sono divisibili in due categorie: quelli che ce l'hanno a morte con la chiesa (anche quando vogliono usare termini gentili e apparentemente “scientifici”) e quelli che fanno di tutto per dire che se ne infischiano. Io sono una delle eccezioni. Non ce l'ho a morte con la chiesa poiché vedo che si sta spegnendo da sola: andare a messa è ormai un hobby di anziani perditempo, i preti e la gerarchia sono noiosi da morire, i giovani si vedono solo nei megaraduni (uh, quanti preti hanno il grave cruccio di non saper più cosa inventarsi per “attrarre i giovani”). Mi è antipatica solo quella parte di chiesa che commette “falso ideologico”: se sei prete allora fa' il prete, non fare il disk-jockey politicante professore attivista gay eccetera. Però non posso dire di essere indifferente alla chiesa (e nemmeno posso ostentare un'indifferenza che non c'è). Le vetrate di una cattedrale gotica non ci sarebbero state se non ci fossero stati i cristiani. Gaudì e Michelangelo non avrebbero eretto quelle opere d'arte se non fossero stati cattolici. L'arte moderna, non più cristiana, è una bruttura totale. Quelli che ci paiono indifferenti, spesso è solo perché si sforzano di apparire tali. L'altra categoria è fatta di persone che sputano sulla chiesa cercando (quasi sempre) di apparire equilibrati e giusti. Entrambe le categorie sono allarmate dall'esistenza stessa della chiesa, nonostante la chiesa sia in lento ed inesorabile declino e quindi tra pochi decenni il problema non si porrà più.

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