domenica 7 novembre 2010

Anche stavolta mi sono innamorato di un personaggio di una serie televisiva. Da qualche anno a questa parte mi capita sempre più di rado perché ciò che viene trasmesso in TV è di una banalità sempre crescente, banalità che viene forgiata anche attraverso una pessima traduzione e recita dei dialoghi. Oggi, al più, ci si affeziona ad una serie. Oggi l'enigma è: “come andrà a finire”. Oggi il cruccio è: “faranno morire questo personaggio o faranno uscire uno che prenderà il suo posto per fare giustizia?” Oggi ci si interroga sulla trama, non sui personaggi. Ieri era possibile innamorarsi di un personaggio e di seguire la serie sceneggiata pensando ogni volta: come mi sarei comportato al suo posto? Cosa avrei fatto se fossi stato il suo uomo? Oggi non è più possibile affezionarsi o innamorarsi, perché è tutto un cliché di banalità, è tutto un cliché di immancabili baci, immancabili scene di sesso, immancabili lieto fine (o triste fine) che si possono prevedere fin dai primi minuti. Più è banale una trasmissione, più gente gonfierà il proprio ego pensando “ah, ho capito tutto”, e quindi più spettatori collezioneranno. Una volta si raccontavano storie, si raccontavano emozioni, si raccontava vita vissuta o storie realisticamente possibili. Oggi si raccontano banalità: oggi diventa sempre più raro potersi innamorare di un personaggio.

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