lunedì 29 novembre 2010

Essere figlio unico è un problema serio. Vivi in una gabbia dorata: ti viziano e coccolano ma contemporaneamente ti controllano e ti esaminano. Ogni tuo piccolo dilemma diventa un dramma, ogni tuo piccolo successo diventa un fastidioso trionfo. Se ti capita qualcosa, è tragedia. Un grave problema di salute (forse ancor più che la morte) del figlio unico, specialmente se maschio, è vista come l'apocalisse. Ai tempi delle famiglie “numerose” (cioè con più di due figli) non c'era né l'oppressione delle coccole né il gran dramma al minimo dilemma, non c'era né né l'obbligatorio trionfo ad ogni minimo passo avanti né la tragedia in caso di problemi di salute. Eri parte di una famiglia, i tuoi genitori non ti consideravano il loro unico e grandioso “prodotto” da far fruttare nella società con qualche successo da telefiaba. Non eri schiavo della vanità dei tuoi genitori; nessuno avrebbe sentito gridare con isteria e tono grave: “per Mio Figlio voglio Solo il Meglio!” (quanti “Mio Figlio”, in realtà, si contenterebbero anche di molto meno, pur di non essere testimoni di una pagliacciata come quella?)

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