lunedì 8 novembre 2010

Una delle cose che più odio è dare il cattivo esempio. Non è una forma di perbenismo, ma di autodifesa. Non è un castrarsi, ma è un investimento. Da adolescente ebbi l'occasione per approfittare di una compagna di classe. Quando ero pronto a partire riflettei per una frazione di secondo: “se fa questo con me, poi si sentirà abilitata a farlo con chiunque”. Vidi scorrere davanti ai miei occhi i miei compagni di classe, animali dalle sembianze umane, bestie incapaci di cercare altro che sesso, partite di calcio, videogiochi. Mi parve di vedere anche tante altre bestie di tante altre classi, e di tante altre scuole. Da questo esercito di bestie mai sazie emerse uno dei più lerci proprio nel momento in cui la mia compagna di classe si sentiva più sola (o più in vena, o più annoiata, o con qualsiasi altra scusa buona per farle abbassare un po' le difese). Vidi come davanti ai miei occhi la scena in cui lei diceva tra sè e sè: “perché no? dopotutto l'ho già fatto una volta. Anzi, stavolta potrei provare qualcos'altro”. Un cattivo esempio vale spesso più di cento crimini concreti. Lasciai perdere e andai via, dispiaciuto di aver sprecato un'occasione per soddisfare il mio egoismo e anche con un senso di amarezza pensando al prossimo approfittatore, meno scrupoloso e più animale di me. Quest'ultima fobia, però, non riusciva a cancellare quello strano retrogusto di serenità che avvertivo dal profondo del cuore.

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