lunedì 29 novembre 2010

Da giovane mi meravigliavo di quanta saggezza, intelligenza e scaltrezza potessero provenire da personaggi di telefilm che in teoria avevano un'età inferiore alla mia. Ragionavano e parlavano da veri adulti. Avevano un cuore tutto puro (i buoni) o tutto impuro (i malvagi), daccordo: ma questa è necessità narrativa. Era necessità narrativa anche il dare tante capacità intellettuali a degli adolescenti? La scena più frequente tra quelli della mia età era un composto di piccinerie, vanità, dispetti, meschinità. Di tanto in tanto emergeva un briciolo di serietà e capacità di guardare al di là del proprio naso, ma era l'eccezione. Non credo di aver avuto come compagni di scuola dei barbari: dopotutto erano nella media, ed anche cambiando città e cambiando scuola l'osservazione rimaneva pertinente. L'adolescenza, dopotutto, è un periodo psicologicamente tormentatissimo per tutti. Nei telefilm invece erano saggi e intelligenti (anche se ingenui esattamente quanto richiesto dalla trama), sempre e comunque. Dovevano darci il buon esempio, ma per assecondare i nostri sogni erano non solo “realistici” dal punti di vista del carattere, ma erano anche agiati e fortunati, puliti e ben vestiti, senza altri problemi di vita che non fossero strettamente attinenti alla trama (mi sembrava semplicemente impossibile che avessero tutto quel tempo libero per uscire, flirtare, socializzare, nonostante la scuola e la famiglia).

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