venerdì 5 novembre 2010

Quando un uomo si sente stanco, seccato, affaticato, frustrato, la prima idea che gli passa per la testa è il sesso. In realtà cerca la compagnia di una donna, cerca una donna che lo consoli (poiché un amico, anche grande amico, non basta), cerca una compagnia femminile che lo “completi”. Ma inevitabilmente, prima che alla delicatezza femminile (la vera delicatezza, quella che sa capire quale è il cruccio del suo uomo e sa rispondere in modo adeguato), l'uomo pensa al sesso. Sono convinto che storicamente non è mai stato così. Solo con la rivoluzione sessuale degli ultimi cinquant'anni l'uomo si è trasformato in bestia ordinariamente assetata di sesso: tant'è che si contenta del sesso virtuale, si contenta di parlare di sesso per ore intere senza annoiarsene mai, si sente importante e maschio solo se “dimostra” (più con parole e insinuazioni che con gesti concreti) di essere pronto a far sesso. Si sente solo e triste, e cerca il sesso: è lo stesso meccanismo per cui certe persone, quando avvertono malinconia, cominciano ad ingozzarsi. Mangiare (e ancor più il mangiar troppo) non è un rimedio alla malinconia, così come il sesso non è un rimedio alla solitudine, così come la droga non è il rimedio al mal di vivere. I mali dell'animo umano non si curano strapazzando il corpo con medicine, cibo, droghe, sesso.

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