lunedì 29 novembre 2010

Credimi, ho cinquantadue anni. Sono single per un mio imperdonabile errore di gioventù. Sono single perché più di venticinque anni fa avevo non una ma due opzioni. Una donna dolce e affidabile, ed una imprevedibile con delle curve da far girare la testa. Entrambe sembravano aspettare un mio sì, mi sentivo come un re perché potevo scegliere comodamente. Il giorno prima di dichiararmi alla seconda andai dalla prima a dirle che eravamo ottimi amici e che saremmo restati tali per sempre. Non sapevo che la seconda dopo avermi tanto lusingato stava per dirmi pressappoco la stessa frase. Come io ferii la prima, così mi inguaiò la seconda. Commisi tutti gli errori che possono commettere quelli come me: ricominciare lentamente a corteggiare la seconda, lasciar perdere e poi ricominciare di nuovo, lasciar perdere e poi ricominciare ancora, inalberarmi alla notizia che era già fidanzata... Commisi tutti gli errori che può commettere un single sui trent'anni. Che lo portano a commettere tutti gli errori che può commettere un single a quarant'anni. Ad un certo punto, una decina di anni fa, vedendo tutti i miei amici accasati e con prole, lasciato praticamente solo come il cane del medico dopo la sala d'attesa, non ne potei più e tentai con un'ucraina. Mi sforzavo di inventare qualsiasi cosa che potesse far sembrare amore quel rapporto di reciproco utilizzo. Pur conoscendo il rischio, ugualmente caddi nel tranello e fui piantato non appena smisi di esserle utile. Fu un sollievo sentirmi sgridare dai rari amici rimasti: ti sei fatto piantare perfino da quella vecchia strega? Credimi, a cinquantadue anni e con una vita sentimentale catastrofica, il lavoro che scompare come nebbia al sole, le amicizie sfuggenti, le occhiatacce che mi colpevolizzano, secondo te posso essere davvero uno che viene qui da te a cercare solo parole di conforto?

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