martedì 23 novembre 2010

Quell'orrido film francese, tolta la scena di nudo, è la solita noiosa storia dei carcerieri che simpatizzano per qualche carcerato. Un film da dimenticare, come tutti i film francesi. Un film imbottito di quella che io chiamo bigotteria moderna: i carcerieri sono i cattivi ed i carcerati sono i buoni. Proprio il contrario preciso ed esatto della bigotteria antica. In quest'ultima, il carcerato era sempre “giustamente” carcerato, ed il carceriere era sempre indiscutibilmente sorvegliante ed educatore (su, siamo onesti: il sistema penitenziario, in teoria, dovrebbe essere così). La modernità ha portato un cambiamento di direzione, ma non ha corretto le esagerazioni. Nell'immaginario collettivo i carcerati sono sempre “ingiustamente” carcerati, ed i carcerieri che non simpatizzano con loro sono necessariamente dei cattivissimi da disprezzare (e che solitamente fanno una brutta fine). L'errore nacque nell'Unione Sovietica di Stalin: i carcerati per delitti politici (cioè, nel peggiore dei casi, reati di opinione) erano trattati molto peggio dei detenuti comuni (malviventi, ladri, assassini). Questi ultimi erano etichettati “socialmente vicini”, senza nessuna ironia. Nella cinematografia occidentale dei nostri anni, i “socialmente vicini” godono di uno status privilegiato. Nella cinematografia e spesso anche nei carceri veri. È incredibile il fatto che reati amministrativi vengano puniti più e peggio di assassini e violenze. Quel film francese è un po' uno specchio della bigotteria vera della nostra epoca.

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